Letteratura

Quando migrano gli uccelli sanno dove andare

Nadeesha Uyangoda parla del libro di Usama Al Shahamani, pubblicato da marcos y marcos

  • 27 maggio, 14:12
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Immagine di copertina di: Usama Al Shahmani, Quando migrano, gli uccelli sanno dove andare, marcos y marcos, 2024

  • marcos y marcos
Di: Nadeesha Uyangoda

Nato a Bagdad nel 1971, Usama Al Shahmani si è dedicato alla letteratura e alla poesia araba, pubblicando alcuni saggi. Rifugiato in Svizzera anche a causa di una pièce teatrale che criticava aspramente il regime iracheno, ha tradotto in arabo pensatori del calibro di Schleiermacher e Habermas. Pubblicato a Zurigo nel 2018, In terra straniera gli alberi parlano arabo è stato ristampato ben dieci volte e si è conquistato la menzione speciale dell’Associazione librai quale uno dei migliori libri dell’anno.

Usama Al Shahmani, Quando migrano, gli uccelli sanno dove andare, marcos y marcos, 2024

«Camminare e scrivere erano diventati il suo conforto e il suo atto d’accusa contro la fuga dalla patria, nella quale, anche dopo tanti anni, era costretto a tacere».

Usama Al Shahmani è un autore iracheno che da vent’anni vive in Svizzera e scrive in lingua tedesca. L’ultima sua opera tradotta in italiano è Quando migrano, gli uccelli sanno dove andare.
Dafar è un bambino quando Saddam Hussein prende il potere, dando inizio a due decenni di violenza. A causa di una piece teatrale che critica il regime, il protagonista è costretto a lasciare l’Iraq, proprio come è successo allo stesso Al Shahmani. Dafar ha nel cuore la speranza di poter raggiungere l’Inghilterra, ma finisce in Svizzera, dove trova un lavoro come lavapiatti in un ristorante sul lago di Costanza. In mezzo c’è la fuga, l’esilio, la paura, l’incertezza del futuro, la separazione dal proprio passato, il distacco incolmabile dalla propria memoria, procedure logoranti per ottenere asilo. Come
Dopo in terra straniera gli alberi parlano arabo, e La piuma cadendo impara a volare, in quest’ultimo romanzo l’autore iracheno torna ai temi che gli sono cari, come il senso di estraniamento geografico, l’alienazione linguistica, ma in quest’ultima prova, che dà l’idea di essere il capitolo conclusivo di una trilogia, si sofferma di più sul rapporto dell’esule con il proprio trauma, il percorso di consapevolezza del proprio passato guarda al futuro. “Quando era giunto in Svizzera aveva i capelli neri, non sapeva il tedesco ed era solo, ora i capelli sono ingrigiti, sogna in tedesco e si sente legato a molte persone. GLi è ormai difficile immaginare di vivere senza il tedesco”.

A mio parere Quando migrano, gli uccelli sanno dove andare è anche il meno narrativo dei libri di Al Shahmani, forse per i flashback spezzati, rievocati da un oggetto, parole, pensieri in cui si imbatte quasi casualmente Dafar nella sua casa, da dove guarda indietro alla propria storia con il tempo che improvvisamente si trova tra le mani da quando il ristorante in cui lavora è chiuso per ristrutturazioni. La lingua di Al Shamani è sempre poetica ed evocativa, e si riconferma tale anche nella capacità con cui qui evoca l’asfissiante idea di scomparsa di un’identità, di una storia, di una famiglia, di una lingua, di un paese, di una casa. 

“Quando migrano gli uccelli sanno dove andare” di Usama Al Shahamani

Mirador 18.05.2024, 14:40

  • Usama Al Shahmani

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