Musica pop

“Like a Virgin”, le prime volte di Madonna

Quarant’anni fa la star più gigantesca del secolo pop dava forma concreta alla sua ambizione, con un piccolo aiuto da parte degli amici Steven Meisel e Nile Rodgers

  • 12 novembre, 15:00
07:17

I quarant’anni di “Like a Virgin”

Fresco di zona 12.11.2024, 12:00

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Di: Michele Serra 

Non vorrei mettermi a fare classifiche, non sono la persona adatta. Ero in età da asilo (nido), quando uscì “Like a Virgin”: per capirne veramente il significato, per esserci dentro mani e piedi, avrei dovuto nascere nel decennio precedente, o addirittura nei Sessanta, essere un quasi fratello minore della signora Ciccone (venuta al mondo nel 1958, boomer a tutti gli effetti). Fatta la doverosa premessa, mi permetto lo stesso di dire che, in qualsiasi classifica dei migliori album prodotti da Madonna, “Like a Virgin” dovrebbe figurare tra le primissime posizioni.

Come sempre capita quando si tratta di Madonna, non è solo una questione di musica. Però le fondamenta musicali di “Like a Virgin” sono solide come roccia, pop capace di scavare nelle orecchie sin dal primo ascolto e non abbandonare l’ippocampo per i decenni successivi. E di questo, in realtà, non c’è da stupirsi, visto che per edificare la sua prima (non stupitevi se l’aggettivo tornerà spesso nelle prossime righe) reggia pop Madonna si è affidata al primo di una serie di architetti del suono scelti con gusto perfetto: negli anni successivi sarebbero arrivati i capolavori firmati con Pat Leonard e William Orbit, ma l’artefice di quel primo successo è Nile Rodgers.

Tra la fine del 1983 e l’inizio del 1984 infatti, Madonna si stava godendo le buone performance del suo debutto, oltre alla sua vita da It-girl newyorchese che frequentava artisti e DJ come Jellybean Benitez e Jean-Michel Basquiat. Ma lei voleva molto più di quello – che a dirla tutta già sembrava molto, per una ragazza del Michigan arrivata in città pochi anni prima con 35 dollari in tasca. Ospite di “American Bandstand”, storica trasmissione ABC condotta dal presentatore Dick Clark, aveva annunciato di voler «Dominare il mondo»: oggi è un cliché, ma ai tempi erano ben pochi coloro i quali avrebbero osato affermare una cosa del genere in diretta televisiva. Il fatto è che, nel caso di Madonna, non si trattava di un modo di dire: l’ambizione era reale, concreta come l’etica del lavoro di un’artista che voleva superare ogni concorrenza. Madonna sapeva che per farlo, per diventare una star, aveva bisogno di un sound diverso da quello degli altri. O quantomeno, migliore. E in quel momento, l’uomo che più di ogni altro riusciva a fondere pop, rock e disco in una nuova chimera da alta classifica era senza dubbio Nile Rodgers: pochi anni più vecchio di Madonna, ma già capace di trovare un successo clamoroso con gli Chic, catapultare in orbita Diana Ross e rilanciare la carriera di David Bowie (che, per inciso, pare essere il primo musicista che Madonna abbia mai visto dal vivo, a ulteriore prova della sua imperitura influenza sugli artisti venuti dopo di lui).

Grazie ai buoni uffici della casa discografica Warner Bros., Madonna riuscì a invitare Rodgers a un suo concerto: lui rimase conquistato, dicendo che lei avrebbe «Rimesso al centro della scena musicale l’eredità dance della musica nera», o qualcosa del genere. L’unico problema era che a Nile non piaceva la title-track: come riporta Lucy O’Brien nella biografia “Like an Icon”, quando sentì la prima volta “Like a Virgin” disse che la trovava «stucchevole, nonostante il ritornello molto orecchiabile». Ma indovinate un po’ chi la ebbe vinta, quando Rodgers e Madonna discussero se tenere o no la canzone…

“Like a Virgin”, il brano, era stato scritto da Tom Kelly e Billy Steinberg, talentuosi autori che poi avrebbero prodotto altre hit pop come “True Blue” di Cindy Lauper. La canzone era buona, ma i due avevano trovato difficoltà a piazzarla sul mercato, ed erano stati rifiutati da diversi artisti ed etichette. Fu Michael Ostin, un manager della Warner Brothers, a giudicarla ideale per Madonna. E lei ne fu entusiasta: non solo funzionava bene con il personaggio che stava sviluppando e che si prendeva gioco proprio dell’immagine virginale, ribaltandola, ma le avrebbe permesso di unire definitivamente la sua musica a quel personaggio. A Nile Rodgers, spiegò quindi pazientemente che «Perdere la verginità è la cosa più importante che capiti a una ragazza […] È l’argomento di cui parlano tutte le ragazze, quindi tutte le ragazze si immedesimeranno in questa canzone». Insomma, Madonna sembrava già ossessionata dal sesso (del resto, pare esserlo anche oggi), ma è difficile sostenere che avesse torto, nel considerarlo la chiave per arrivare al cuore del pubblico.

Non è stata solo la title-track, a catapultare nell’iperspazio “Like a Virgin”. L’album si apriva con “Material Girl”, canzone che sarebbe diventata non solo il simbolo di Madonna, ma di un’epoca intera: ha contribuito a seppellire definitivamente gli ideali degli anni Sessanta/Settanta e ha scolpito nella roccia il materialismo degli Ottanta, nonostante la canzone abbia un intento chiaramente ironico, e nonostante il video mostri una specie di lieto fine anti-materialista. Oggi “Material Girl” risuona ancora nelle canzoni delle rapper donne che dominano le classifiche americane con inni al denaro, e agli oggetti che con quest’ultimo si comprano: rimane ancora da decidere se si tratti di empowerment femminile o di banale avidità. Il dibattito, ovviamente, l’ha aperto Madonna quarant’anni fa. Non solo con “Material Girl”, ma anche con “Dress You Up”, che in un certo senso anticipa il legame sempre più stretto tra moda e musica pop, oggi diventato inestricabile. 

“Like a Virgin”, ripeto, non è in ogni caso solo una questione musicale. E non è solo una questione di numeri, anche se si tratta di un disco capace di vendere oltre 20 milioni di copie. Quell’album è stato il trampolino di lancio di un’artista globale, capace di tracciare la via seguita ancora oggi dalle popstar, ma soprattutto di impattare sull’immaginario occidentale in modo devastante.

Con il suo proverbiale fiuto per il talento, Madonna affidò la copertina di “Like a Virgin” al giovane fotografo che aveva scattato il suo primo poster promozionale qualche mese prima, Steven Meisel, che secondo i testimoni dell’epoca condivideva con lei un’ambizione sconfinata. Su quella cover scattata al St.Regis Hotel di New York, oltre all’abito da sposa meno virginale della storia, Madonna indossava una cintura con la dicitura “Boy Toy”, che pare fosse il nome che lei stessa aveva scritto per un periodo sui muri di New york, nelle serate con i suoi amici graffitisti: il già citato Basquiat, Futura 2000 e Keith Haring. Tornando a Meisel: oltre a diventare uno dei più importanti fotografi di moda su piazza, negli anni successivi il fotografo avrebbe firmato il leggendario libro di immagini erotiche “Sex”, uscito nel 1991 e capace di diventare l’ennesimo successo gigantesco e l’ennesimo scandalo della carriera infinita di Madonna.

E a proposito di scandali, “Like a Virgin” fu il primo capitolo di quell’allegra operazione di sovvertimento dell’immaginario cattolico portato avanti in seguito con “Like a Prayer”, “Live to Tell,” “Oh Father” e “Papa Don’t Preach”, che tutte insieme – e insieme a una versione orientaleggiante della stessa “Like a Virgin” – sarebbero diventate un segmento leggendario del Blonde Ambition Tour nel 1990: sì, quello del corsetto con reggiseno a razzo di Jean Paul Gaultier e della masturbazione simulata sul palco. 

Resta da segnalare che, per un album consacrato al tema della verginità, “Like a Virgin” segnò effettivamente diverse prime volte per Madonna. Quella in testa alla classifica del pop, certamente. Ma anche la prima volta che divenne così famosa da meritarsi una parodia: quella confezionata da “Weird” Al Yankovic con la sua “Like a Surgeon”, contenuta nel vendutissimo album “Dare To Be Stupid” (sì, a quell’epoca i comici facevano dischi per guadagnare denaro: come cambiano i tempi). E naturalmente, la prima volta che furono trasmessi in diretta televisiva gli MTV Video Music Awards, Madonna fu protagonista assoluta con la prima (again) performance di “Like a Virgin”, due mesi in anticipo rispetto all’uscita dell’album. Anche qui, forse avete in mente qualche immagine: la gigantesca torta nuziale, il bustier da sposa, lei che striscia sul palco come una gatta. Oggi la parola “iconico” è tra le più ridicolmente inflazionate nel mondo italofono. Madonna rappresenta uno dei pochi casi in cui non stona, e anzi calza in modo perfetto.

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