Musica d’autore

“Still Crazy After All These Years”, un delicato Paul Simon

50 anni fa usciva il quarto disco del cantautore USA, così diverso per atmosfere da ciò che all’epoca stavano facendo illustri colleghi come Bob Dylan

  • Ieri, 15:04
Paul Simon

L'artista in un'immagine recente

  • IMAGO / Gonzales Photo
Di: Kappa/RigA 

Siamo negli anni ’70, per l’esattezza nel 1975. Paul Simon aveva da poco sciolto (per la seconda volta) il fortunato sodalizio con Art Garfunkel e, come il decennio, si trovava nel mezzo del cammin di sua carriera. Come solista ha già pubblicato tre dischi (che avevano ottenuto riscontro medio tra il pubblico) e si appresta a uscire con il quarto, che vedrà la luce il 17 ottobre (nota biografica: pochi giorni dopo il suo 34mo compleanno). 

S’intitola Still Crazy After All These Years e ancora oggi è un album che pone ai critici qualche problema di collocazione: dove metterlo, musicalmente parlando? «La risposta è da nessuna parte, probabilmente» secondo il giornalista e musicologo Jacopo Tomatis, «perché è un disco che segue delle logiche sue e quando uno pensa alla musica degli anni ’70 non pensa a quel sound». Ma le fonti che dicono?

Wikipedia lo definisce “jazz pop”, e Tomatis, seppur dubbioso sulla consistenza di questa etichetta, prende spunto da ciò per addentrarsi nei solchi di un disco «molto pulito, molto smooth. Il primo brano ha un assolo di sax fatto da Michael Brecker, quindi da un grande nome, ma non è un album nuovo nel ’75. È un album pop molto pulito, molto in linea con un gusto mainstream». Che nell’organico chiamato a dargli forma annovera pezzi da novanta delle sette note, tra cui Steve Gadd alla batteria, il già citato Michael Brecker al sax tenore, Tony Levin al basso, Toots Thielemans all’armonica, Phil Woods al sax alto. Una concentrazione di talento pazzesca.

Il quarto LP di Paul Simon evidenzia le differenze tra lui e l’illustre collega (e futuro Nobel) Bob Dylan. «Nel ’75 Dylan è l’esatto opposto» ricorda Tomatis, «È l’anno della Rolling Thunder Revue, Dylan gira per una fitta serie di concerti con organici allargati, suoni elettrici, ma anche recupero delle sue radici folk, urlando nel microfono. Simon è pulito, ha una scansione della parola perfetta». Due modelli diversi di intendere la grande canzone americana: «È interessante che Dylan sia stato poi celebrato come il grande autore americano, mentre Paul Simon è meno citato tra i grandi» osserva Tomatis, che colloca entrambi fra i primi 5 di tutti i tempi, riconoscendo a Dylan un capitale culturale «perché si è formato come autore politico» ed è ricordato per le prime canzoni, quelle di critica sociale. Le stesse che gli sono valse il Nobel per la letteratura nel 2016.

Sill Crazy After All These Years arriva nei negozi di dischi in una fase di mezzo non solo per il suo autore, ma per il rock tutto. Jacopo Tomatis compie una panoramica di cosa sta accadendo in quel periodo, a New York: «Alla porta accanto ci sono ancora i grandi dinosauri che suonano: i Rolling Stones fanno il tour americano, il primo con Ron Wood alla chitarra, gli Zeppelin suonano quattro serate al Madison Square Garden, sold out». Una fase di transizione in cui si sta affacciando la musica del decennio successivo: «Ci sono già i Jackson 5, sul fronte del rock Patti Smith, Talking Heads e i Ramones, che debutteranno l’anno successivo. Springsteen ha fatto Born to Run» fa notare Tomatis.
Dopo questo disco Paul Simon sparirà, per tornare negli ’80 e, con l’acclamato Graceland (1986), porre le basi della futura world music.

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“Still Crazy After All These Years”: Paul Simon, 50 anni di un capolavoro

Konsigli 13.10.2025, 17:45

  • Keystone

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