Ha casa a Londra e radici a Ginevra. È cresciuto con Rolling Stones, Led Zeppelin, Cure, il suo primo disco in vinile è stato “In Utero” dei Nirvana e sogna di condividere il palco con gli Arctic Monkeys: una storia di ascolti rock per un ragazzo che si concede volentieri alla pista da ballo. Mik Ivy fruga nel rap e nel pop contemporaneo senza porsi limiti, senza formalizzarsi, alla ricerca delle idee migliori da trasformare nei suoi, di pezzi. Non è solo un fatto musicale ma anche personale, come vedremo in seguito.
All’età di dodici anni Mik Ivy prende fra le braccia la sua prima chitarra e scopre gli effetti benefici che la composizione ha su di sé. Far vagare le dita fra corde e tasti alla ricerca dell’idea giusta gli dà buone vibrazioni. Mik capisce che quella è la strada da imboccare. Cinque anni dopo esce il suo primo singolo, “837”, che infila nella valigia preparata per Londra, dove decide di trasferirsi per immergersi totalmente nella realtà di uno dei centri pulsanti dell’industria musicale globale. Un coinvolgimento che sfrutta pure quando è a caccia di ispirazione percorrendo le strade della metropoli britannica, da cui si porta a casa spunti da mettere in musica.
Non si può dire insomma che al ragazzo manchino ambizioni e progetti. Oggi, all’età di ventun anni, prosegue nel suo percorso di crescita. L’ultima tappa si intitola “Do Not Take the Flowers”, album del quale fa parte anche “Scandal”, selezionata dalle redazioni musicali SSR come canzone del mese, il che significa che verrà trasmessa per tutto settembre sull’intero territorio svizzero.
Oltre ai processi appena descritti, nei dodici brani del disco si coglie l’evoluzione nel modo di vedersi - vien da dire viversi - di Mik Ivy. Che ha imparato ad accettare sé stesso, non gli importa più di sembrare qualcuno che non è. Le sue stravaganze non sono più zavorra ma ali per spiccare il volo. La sua musica è un invito a seguirlo.