Speciali

Tina Turner - 1939-2023

Dopo una lunga malattia la grande cantante americana si è spenta ieri nella sua casa a Küsnacht

  • 25 maggio 2023, 11:16
  • 14 settembre 2023, 09:02
Tina Turner
  • Reuters

Ne ha fatta di strada la piccola Ann Mae Bullock, nata 83 anni fa nel Tennesse (in una cittadina chiamata Nutbush che lei immortalerà in “Nutbush City Limits”). Piccola Ann - Little Ann - è anche il suo primo nome d’arte, quando nel 1958 si affaccia la prima volta nel mondo dello spettacolo. Lo fa cantando “Boxtop”, scritta da quell’Ike Turner da lì a poco l’avrebbe ribattezzata Tina Turner e l’avrebbe sposata. Ike non ci ha messo molto a capire che quella ragazzina è una forza della natura. Tina ama cantare, ama ballare, lo fa praticamente da quando ha smesso di gattonare. Ike è il primo a intuire che qui non c’è solo un grande talento, c’è una potenziale star. I primi passi sono più che incoraggianti: Ike & Tina Turner dal 1960 in poi sfornano diversi singoli che hanno un buon successo, ma soprattutto consolidano la lora fama dal vivo. Diventano una “macchina da palco” di tutto rispetto. Nel ’66 c’è un incontro decisivo: Phil Spector – un pazzo scatenato, ma anche produttore sopraffino – decide di lavorare con Ike e Tina. Il primo brano che nasce dalla loro collaborazione è “River Deep, Mountain High”.

È un botto clamoroso: eccolo, finalmente, il grande successo. Curiosamente, il grande successo però non parte negli Stati Uniti; è la Gran Bretagna che porta in trionfo Tina e il marito. Da lì in avanti i loro nomi sono spesso nelle parti alte delle classifiche. Ike ci ha visto bene: Tina non è più una potenziale star: è una star. Tutto bene quindi? No, perché dietro i brani e i tour di successo, la vita di Tina è sempre più a pezzi. Il bisogno di controllo di Ike diventa asfissiante. È un attimo passare da lì agli abusi, psicologici e fisici. Ma Tina, si sarà capito, non è una che subisce e basta. Nel ’76, dopo l’ennesima lite, prende tutto quello che ha e se ne va. Per la cronaca è praticamente senza un centesimo: ha tenuto tutto il marito. Con la tenacia che l’ha sempre accompagnata a poco a poco si ricostruisce una carriera, ma i primi anni da solista sono duri. Non si bada al sottile perché bisogna fronteggiare le richieste di risarcimento per tutti gli impegni presi e non rispettati quando Ike&Tina erano una sola cosa. E quindi ben vengano gli show in tv (anche in Italia, in Luna Park, con l’eterno Pippo Baudo), a Las Vegas, i tour in Australia e anche in quel Sudafrica che è ancora fiero dell’apartheid e che ovviamente è ben lontano dal liberare un certo Nelson Mandela (Tina, donna determinata e onesta, confesserà qualche tempo dopo che è una delle poche scelte di cui si è pentita). E la musica? È un periodo un po’ così, bene ma non benissimo direbbe qualcuno. Siamo verso la fine degli anni ’70, si stanno affermando generi nuovi come la disco music. Ci prova anche lei, ma il risultato non è all’altezza delle aspettative, soprattutto della casa discografica, che infatti la scarica. A poco più di 40 anni, per molti ormai Tina è un semplice ricordo del passato, il meglio sembra alle spalle. E invece no, il meglio deve ancora venire. Grazie ad amici e ammiratori di un certo peso (David Bowie, Rolling Stones e Rod Stewart, tanto per fare tre nomi) Tina riesce ad ottenere un nuovo contratto discografico. Il primo singolo sorprende un po’ tutti. È una cover di “Let’s Stay Together” di Al Green e se la cava egregiamente sia in Inghilterra che negli Stati Uniti. La sua nuova casa discografica, la Capitol Records, le concede – bontà loro – due settimane per registrare un album. Sono probabilmente le due settimane più fruttuose della storia della musica. Il risultato è “Private Dancer”, l’album di maggior successo della carriera di Tina Turner - vende più di dieci milioni di copie nel mondo – che le permetterà di vincere anche tre Grammy (così, tanto per dire: in totale la nostra Tina ne ha vinti dodici).

Eccolo “Il-ritorno-in-grande-stile”, sembra una storia talmente hollywoodiana che Hollywood non si può sottrarre all’obbligo di farne un film, e infatti nel 1993 sbarca nelle sale “What’s love got to do with it” (Angela Bassett interpreta Tina e Laurence Fishburne l’ex marito Ike). Dopo “il grande ritorno” Tina inanella una serie notevole di successi e soprattutto prende finalmente in mano le redini della propria carriera: non c’è più qualcun altro a prendere le decisioni per lei. Ne ha fatta di strada la piccola Ann, conosciuta come Tina Turner o anche come “Regina del Rock’n’roll”. L’umana parabola, come direbbe il poeta, si è conclusa ieri a Küsnacht, la cittadina vicino a Zurigo dove si era stabilita quasi trent’anni fa. È stato un percorso lungo, difficile, travagliato, ma anche ricco, entusiasmante, cara piccola Ann. Ma una cosa è certa, prima di rivedere e risentire una come te, passerà un bel po’ di tempo.

Correlati

Ti potrebbe interessare