Storie di successo

Un piccolo strumento dalle grandi possibilità

Dalle Hawaii al pop con sole quattro corde e dimensioni ridotte, l’ukulele conquista giovanissimi e adulti grazie alla sua facilità di approccio

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Eddie Vedder, rockstar conquistata dall'ukulele
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Quattro Corde per il Mondo

Grand Bazaar 18.12.2025, 14:30

  • Imago / Icon Sportswire
  • Christian Gilardi
Di: Grand Bazaar/RigA 

Quattro corde che raccontano di mondi lontani e ambienti familiari, di serate conviviali tra amici e grandi concerti: l’ukulele, così piccino e (almeno a un primo impatto) facile da suonare, ha stregato popstar come il Beatle George Harrison e il sodale Paul McCartney, Taylor Swift o, ancora, Jason Mraz e i Twenty One Pilots. Altri esempi? I Train su quelle quattro corde hanno costruito la hit Hey, Soul Sister, mentre il cantante dei Pearl Jam, Eddie Vedder (nella foto), ci ha fatto un intero disco, Ukulele Songs, appunto.

L’ukulele ha una storia «di accoglienza, in quanto nasce dall’incontro di culture differenti», ricorda a Christian Gilardi, nella trasmissione Grand Bazaar, Sara Magon, musicista e didatta. Arrivò nelle Hawaii assieme agli altri strumenti a corda suonati dai lavoratori portoghesi provenienti da Madeira. In origine fu un’evoluzione del rajão, costruita con materiali locali. Diventerà strumento ufficiale hawaiano per regia proclamazione nel 1879.

È negli anni ’20-’30 dello scorso secolo che iniziò a diffondersi negli USA, grazie a figure come Roy Smeck, mentre durante la Seconda guerra mondiale il britannico George Formby lo fece conoscere alle truppe alleate di stanza in Europa e Medio Oriente. Molti artisti si sono cimentati nelle riletture di brani famosi eseguite solo con l’ukulele, «e sicuramente questo ha agevolato una diffusione di come poteva essere utilizzato, delle potenzialità», osserva Magon.

Magon, che assieme ad altre colleghe ha pubblicato il metodo Iniziamo presto con l’ukulele (edizioni Curci), riassume le qualità dello strumento: «Non intimorisce, ha quattro corde, non dà questo senso di complessità, come ad esempio una chitarra». Questo aiuta a semplificare l’approccio, «perché anche l’adulto si toglie di dosso l’ansia da prestazione».

Grazie alla sua taglia ridotta, questo cordofono è adatto all’apprendimento fin dai quattro anni di età. Magon descrive le attività didattiche che svolge con i piccoli allievi, di tipo ritmico e melodico, «e i bambini si trovano a loro agio, perché comunque è la loro dimensione, lo vedono un po’ come un gioco». Aspetto divertente anche per gli adulti, che riscoprono il piacere dello svago, del divertimento: «Non mi prendo troppo seriamente. Inizio e poi vediamo cosa succede. Ed è un bellissimo modo di partire: rende le cose più lisce». Sono quelle situazioni in cui si capisce come mai in inglese, tedesco e francese, ad esempio, per “suonare” e “giocare” si usi lo stesso verbo, evidenzia la musicista.

All’apparenza semplice e di un unico formato, in realtà l’ukulele ha più timbri (come soprano, baritono e basso), ciò che lo rende ideale per formare delle orchestre. In banda o solista, per allietare un ritrovo in compagnia (magari sulla spiaggia, concediamoci di sognare), questo piccolo strumento apre grandi possibilità.

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