L’intelligenza artificiale, da qualche anno a questa parte, sta trovando sempre più spazio nella vita quotidiana di tutti i giorni in svariate forme, alcune più dichiarate, altre meno evidenti a prima vista. Forse ce ne stiamo già accorgendo, forse no, ma l’intelligenza artificiale nelle sue diverse forme è già tra noi. Anche se non la usiamo direttamente, è molto probabile che le cose che usiamo la incorporino o che la incorporeranno presto. È infatti un mondo difficile da cogliere nelle sue continue e radicali trasformazioni. Certo è che chiunque ormai è consapevole dell’incredibile apporto alla società di cui l’intelligenza artificiale si fa portatrice, così come dei rischi legati ad un uso smodato e senza avere cognizione dei suoi limiti.
AI dove vai?
Moby Dick 14.06.2025, 10:00
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In occasione dell’AI Week, il più grande evento europeo dedicato al tema dell’intelligenza artificiale che si è svolto a Milano tra il 13 e il 14 maggio 2025, Alphaville ha dedicato un dossier che indaga il tema dell’AI da prospettive diverse: gli algoritmi, l’osservazione della Terra, la disinformazione, la finanza e l’arte.
Dati, potenza di calcolo e algoritmi
«Nella vera sostanza quello che caratterizza l’intelligenza artificiale sono algoritmi che hanno la capacità di evolvere autonomamente. Allora cos’è un algoritmo? È una serie di istruzioni che tipicamente vengono codificate in un linguaggio, che permettono poi ad un computer di risolvere un determinato problema. Quello che alimenta l’algoritmo tipicamente sono i dati, cioè dei valori reali e disponibili. L’intelligenza artificiale, quindi, è sostanzialmente fondata su algoritmi che apprendono da una grande quantità di dati: si parla, infatti, dei cosiddetti big data. Successivamente l’algoritmo permette di partire da questi dati per sviluppare una capacità autonoma di giudizio che gli permette di fare anche delle previsioni future».
Alfio Quarteroni, matematico, professore emerito dell’EPFL e autore
Alfio Quarteroni ha recentemente pubblicato il volume Intelligenza creata (Hoepli, 2025), che riflette, tra le altre cose, sull’impatto che l’AI avrà sulla socialità dell’essere umano:
«Siamo di fronte ad un processo trasformativo silente perché già tante cose che facciamo oggi sono permesse dall’intelligenza artificiale. Si dice spesso che i lavori più ripetitivi saranno sostituiti per primi: oggi in realtà cominciamo a vedere che c’è una situazione più variegata. Anzi alcuni di questi lavori probabilmente non verranno sostituiti perché c’è anche un discorso di costi e benefici. È sicuramente un processo in divenire, rapidissimo e quindi è anche inutile trarre conclusioni troppo affrettate. Bisogna stare attenti perché tutto dipende dall’uso che se ne fa. Si può persino correre il rischio di essere portati su una strada sbagliata in maniera maligna. Ci può essere interesse a pilotare certe conclusioni verso certe aree politiche, economiche, finanziarie. Perché chi sviluppa questi algoritmi possono essere aziende private oppure organizzazioni politiche che hanno un interesse molto specifico e vorrebbero utilizzare l’AI per raggiungere i loro scopi. Quindi è fondamentale che ci sia una supervisione umana e, se possibile, una supervisione intelligente».
Alfio Quarteroni, matematico, professore emerito dell’EPFL e autore
Osservare il Pianeta Terra
C’è un ambito in particolare in cui l’avvento dell’intelligenza artificiale si sta rivelando utile a leggere la mole di informazioni che raccogliamo quotidianamente: quello dell’osservazione del nostro pianeta. La European Space Agency (ESA) si occupa proprio di questo e a parlarne è Giuseppe Borghi, direttore del Phi Lab dell’ESA.
«Cosa vuol dire “osservare la Terra”? Probabilmente la cosa che più si comprende è Google Maps. Quando noi apriamo Google Maps vediamo delle immagini della Terra. Quelle sono immagini del visibile, ossia come vedremmo con i nostri occhi: in realtà, i satelliti possono vedere nell’infrarosso, nel radar. Questi dati sono gratuiti. Quindi ogni giorno vengono scaricati tutti questi dati e questi generano una capacità di guardare la Terra in maniera tale da comprendere che c’è ancora molto da scoprire. In questi dati c’è tutto quello che succede sulla Terra, ciò che facciamo noi umani o la natura osservati in moltissimi modi diversi. Si misurano così le temperature, le concentrazioni di inquinanti nell’aria, si vede l’altezza del ghiaccio o la quantità di acqua. Un esempio chiaro è il cambiamento climatico studiato dagli scienziati, perché esso definisce quelli che si chiamano variabili essenziali climatiche, dei parametri che gli scienziati hanno trovato e che ci permettono di stabilire la qualità della vita sulla Terra dal punto di vista ecologico. In tutto questo, l’intelligenza artificiale è fondamentale».
Giuseppe Borghi, direttore del Phi Lab dell’ESA
La disinformazione
Produrre disinformazione con l’intelligenza artificiale è diventato talmente semplice da rendere sempre più complesso distinguere i fatti dalla propaganda. Virginia Padovese, caporedattrice di NewsGuard, un’organizzazione che si occupa proprio di contrasto alla disinformazione, ci porta ai confini del fenomeno: là dove i diffusori di propaganda con i loro siti non puntano nemmeno più a raggiungere i lettori, ma a produrre una quantità di false notizie talmente grande da influenzare direttamente l’addestramento dei modelli di intelligenza artificiale, come ChatGPT. Spesso con la nostra inconsapevole complicità di “misinformatori”.
«Fondamentalmente l’intelligenza artificiale ha dato nuove opportunità a chi fa disinformazione, perché permette di creare contenuti molto realistici, che siano testi, immagini, audio, video o interi siti web in un modo molto rapido, a un costo quasi nullo, e permette di produrre questi contenuti in una quantità enorme. Per cui se prima per pubblicare una fake news c’era bisogno di una persona che almeno la scrivesse, adesso possiamo utilizzare un bot e chiedere ai bot di scriverla. La stessa cosa per le immagini, i deep fake, gli audio con le voci sintetizzate sono tra l’altro tecnologie in continuo sviluppo sempre più realistiche, quindi diventa sempre più facile produrre questi contenuti. È sempre più difficile capire che si tratta di contenuti manipolati o creati artificialmente. Detto questo, non voglio assolutamente demonizzare l’intelligenza artificiale perché l’intelligenza artificiale viene usata anche nelle redazioni, viene usata dai giornalisti e aiuta anche a identificare la disinformazione, per cui abbiamo entrambe le facce. Lo strumento può essere usato con responsabilità o con profonda irresponsabilità».
Virginia Padovese, caporedattrice di NewsGuard
L’altro ci sono una serie di ricadute e di conseguenze che sono per esempio che poi i siti di disinformazione nel momento in cui si moltiplicano, diventano una fonte di alimentazione dell’intelligenza artificiale:
«I sistemi di intelligenza artificiale generativa, i chatbot, si nutrono di informazioni che trovano online. È chiaro che se riempiamo il web di disinformazione, questi chatbot vengono addestrati anche con contenuti di disinformazione. Da luglio dell’anno scorso abbiamo iniziato a testare i dieci principali chatbot, tra cui ChatGPT, usando centinaia di domande basate su una narrativa di disinformazione che avevamo già identificato e smentito proprio per vedere la loro propensione a riprodurre il contenuto di disinformazione. I chatbot ci possono rispondere in tre modalità. Possono dirci che si tratta di una fake news, quindi rifiutarsi di produrre un contenuto contenente la falsa narrativa. Possono decidere di non risponderci. Oppure possono offrire un contenuto che riproduce la falsa narrativa perché non sono in grado di identificarla e perché sono stati addestrati con dati in cui quella falsa narrativa era presente. Purtroppo il tasso di errore dei bot oggi è molto, molto alto. Il 60% delle volte i bot o non ci hanno risposto o ci hanno risposto con una fake news e quindi capiamo che non c’è un’attenzione perlomeno sufficiente da parte di chi produce questi strumenti ad addestrarli in un modo tale da evitare che producano informazioni false nelle loro risposte. E questa purtroppo è una strategia che i disinformatori conoscono e quindi vedono nell’intelligenza artificiale un loro target da manipolare».
Virginia Padovese, caporedattrice di NewsGuard
Il mondo del lavoro e della finanza
Kevin Jiang, co-fondatore di Mangusta Capital, ci porta alla scoperta della finanza dietro le startup dell’intelligenza artificiale e il futuro delle AI verticali. Un mondo in ebollizione, dove la concorrenza è spietata:
«L’intelligenza artificiale verticale deriva dal concetto di software verticale. Tutti conoscono i software applicazioni che forniscono funzioni utili come gestione dei clienti, workflow, pagamenti negli ultimi dieci anni sono diventati essenziali. Il software verticale è semplicemente software pensato per un settore specifico. Pensiamo che nei prossimi dieci anni questo concetto si evolverà nella verticale. La nostra tesi è che nasceranno soluzioni ai settoriali che possono essere software, i cosiddetti agenti, ma anche componenti hardware o robotica, in cui l’intelligenza artificiale guida soluzioni verticali pensate per uno specifico settore. Per esempio, oggi esistono software legali simili a GPT in cui si può caricare un contratto da cento pagine e chiedere all’AI di evidenziare clausole problematiche, proporre modifiche, fare una revisione automatica. La AI aggiunge un enorme valore in termini di intelligenza e gestione del lavoro».
Kevin Jiang, co-fondatore di Mangusta Capital
La settima arte
Carmen Gloria Pérez, attrice di serie e film tra Stati Uniti ed Europa, è molto attiva nella sperimentazione con l’intelligenza artificiale. Carmen ha raccontato come questo strumento le abbia permesso di dare forma alle sue idee, senza dover investire mezzi hollywoodiani nella loro realizzazione. L’AI lascia insomma intravedere un futuro dove la produzione cinematografica sarà sempre più democratizzata e disintermediata, con l’avvento di quello che John Gaeta (maestro degli effetti speciali di Matrix) ha definito neocinema.
«Faccio l’attrice da molti anni ormai e ho lavorato parecchio, ma penso che come attori desideriamo ruoli nuovi e immaginiamo storie diverse. Alcune storie ne innescano altre e io sono estremamente creativa, quindi continuo a inventare idee per storie, scrivo sceneggiature, scrivo quasi ogni giorno per sviluppare un racconto, un’idea nuova basata su notizie che leggo o cose che stanno succedendo. Ho troppe idee e purtroppo scrivere e creare storie può essere costoso, soprattutto nel campo cinematografico. Così, quando ho iniziato a vedere cosa facevano le persone con l’intelligenza artificiale nel mio settore, è stato come se si accendesse una lampadina e ho pensato devo provarci anch’io. Il mio primo tentativo è stato un fallimento. Non ho mai mostrato a nessuno il risultato, ma poi ho fatto un corto che ha vinto due piccoli premi e ho continuato a sperimentare. Gli strumenti sono migliorati in continuazione. Ad oggi ho realizzato quattro film con la AI. Penso sia uno strumento fantastico».
Carmen Gloria Pérez, attrice e regista
L’attrice non si spaventa di una possibile sostituzione che vedrà scomparire l’essere umano e prevalere l’intelligenza artificiale nel settore dell’arte. Esiste un antidoto:
«Se dovessimo trovare un modo per riassumerlo sarebbe dire di “restare umani”, anche se si usa una tecnologia artificiale. A volte riesco a capire se qualcosa è stato scritto con l’AI. Io mi assicuro di scrivere le storie da sola, la sceneggiatura, magari faccio un po’ di ricerca con ChatGPT, ma scrivo io le mie storie, faccio da me il montaggio cercando di mantenere questa connessione umana, assicurandomi di essere molto specifica su cosa voglio io. Mi manca sicuramente il contatto con le persone perché ho fatto soprattutto l’attrice, mi manca a stare sui set. Adoro essere diretta e adoro i registi. Ma d’altra parte lavorare da sola è anche la mia scuola di cinema in un certo senso. Quindi utilizzare l’AI. E penso anche a tutti i ragazzi là fuori che non possono permettersi una scuola di cinema. L’intelligenza artificiale è uno strumento meraviglioso per imparare che tipo di inquadratura ti piacr, che tipo di luci e così via. Io, ad esempio, ho già una camera preferita che uso e che indico nei prompt, cioè nell’istruzione che do all’intelligenza artificiale. Così ottengo un aspetto visuale specifico e sto imparando a fare la regista senza dover interrompere la mia carriera».
Carmen Gloria Pérez, attrice e regista
Dossier: “AI Week”
L’intelligenza artificiale tra innovazione e riflessione globale
Contenuto audio
Dati, potenza di calcolo e algoritmi (1./5)
Alphaville: i dossier 09.06.2025, 12:05
Lassù qualcuno ci Llama: l’Intelligenza artificiale e l’osservazione della Terra (2./5)
Alphaville: i dossier 10.06.2025, 12:05
La nuova frontiera della disinformazione (3./5)
Alphaville: i dossier 11.06.2025, 12:05
La finanza della Silicon Valley (4./5)
Alphaville: i dossier 12.06.2025, 12:05
Come l’intelligenza artificiale sta trasformando la settima arte (5./5)
Alphaville: i dossier 13.06.2025, 12:05