Negli ultimi anni si sente spesso dire la frase «Non tutti gli uomini», quando si parla di femminicidi. (A proposito: mentre scrivo questo articolo, 30 aprile 2025, siamo a quota 14 certi, il doppio dell’anno scorso, e 5 tentati in Svizzera, e a quota 16 certi e altrettanti tentati in Italia, secondo i dati di Stop Femizid e Non Una di Meno).
https://rsi.cue.rsi.ch/cultura/societa/Violenza-sulle-donne-un-problema-sistemico--2403762.html
Cosa c’entra con questo articolo? C’entra, c’entra. Perché la frase «Non tutti gli uomini» vuole ribadire che la “colpa” dei femminicidi, o della violenza contro le donne, non è di tutte le persone di genere maschile. E certo: non tutti gli uomini uccidono o sono violenti, lo sappiamo anche noi donne. Ma sono sempre uomini a compiere atti violenti nei confronti di donne in quanto donne. Infatti, come ha spiegato molte volte Michela Murgia, e prima e dopo di lei infinite donne, “femminicidio” non denota il genere della persona uccisa, ma il movente. Mi spiego meglio, prendendo in prestito l’esempio che Irene Facheris fa nella puntata Violenza contro le donne nel podcast Tutti gli uomini (2024-2025). Se un uomo uccide una donna perché gli deve dei soldi, questo non è femminicidio, è un omicidio e basta. È femminicidio se un uomo uccide una donna «per non aver rispettato lo stereotipo di donna, per non essere rimasta al suo posto, per aver voluto essere indipendente in un mondo che ci dice che le donne sono proprietà di qualcuno».
Il fatto è che non basta dire «Io non lo farei mai, io non ho colpa». Quello che le donne stanno chiedendo è una presa di responsabilità collettiva: «Io non lo farei mai, ma è anche mia responsabilità fare in modo che non succeda più». E questo sarà possibile quando anche gli uomini, e non solo le donne, si sentiranno coinvolti dalla causa della violenza di genere come problema sistemico, e diventeranno parte attiva nel contrastarla. Perché, come ripete Irene Facheris alla fine di ogni puntata del podcast: «queste questioni riguardano tutti gli uomini. Perché tutti gli uomini hanno lo straordinario privilegio di potersi far ascoltare da altri uomini».
Qui però dobbiamo fare una precisazione su cosa è il privilegio, e perché è così facile negarlo. Cos’è, lo spiega chiaramente Shata Diallo: «occupare (anche involontariamente) più spazio, senza rendersi conto che si sta occupando più spazio del dovuto» (Perché neghiamo il nostro privilegio, in «Alleyoop. Il Sole 24 Ore», 2023). Perché lo neghiamo? Perché «le persone privilegiate percepiscono erroneamente di essersi “guadagnate” i benefici, lo status o il rango. Si adoperano inconsapevolmente per mantenere la loro convinzione di essere superiori, più fortunati e più talentuosi di chi è oppresso. Per questo fanno affidamento sulla negazione o su altre reazioni difensive per mantenere questo fragile senso di superiorità e per combattere la dissonanza e la confusione che accompagna il riconoscimento e la comprensione del loro privilegio».
C’è una cosa che ho imparato negli ultimi anni: che avere un privilegio non è una colpa, ma una responsabilità. Per esempio io, che ho l’innegabile privilegio di essere bianca, ho la responsabilità di fare in modo che le persone non bianche non vengano discriminate, oppresse e uccise per il fatto di non essere bianche. E cerco di vivere questa responsabilità attivamente, ogni giorno, con le scelte che faccio e prendendo posizione.
bell hooks, immensa attivista e scrittrice afroamericana, scrive: «Il privilegio non è di per sé un male; ciò che conta è cosa facciamo con il privilegio. [...] Il privilegio non deve essere negativo, ma dobbiamo condividere le nostre risorse e decidere come usare il nostro privilegio in modi che diano potere a chi ne è privo» (Homegrown. Engaged Cultural Criticism, Routledge, 2017, traduzione mia). Quello che emerge dal podcast Tutti gli uomini è la profonda, radicale incomunicabilità tra uomini. E anche la loro profonda, profondissima sfiducia nei confronti degli altri uomini.
Parlando proprio agli uomini, nel libro a loro dedicato, che si intitola La volontà di cambiare (Il Saggiatore, 2022), hooks spiega: «La capacità di criticare se stessi, di cambiare e di ascoltare le critiche degli altri è la condizione che ci rende capaci di assumerci responsabilità. Per entrare in sintonia con la famiglia e gli amici, gli uomini devono imparare ad assumersi responsabilità».
RG 12.30 del 18.04.2025: Il servizio di Lucia Mottini sulla marcia contro il femminicidio
RSI Info 18.04.2025, 12:30
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