Società

Patriziati ticinesi: ne abbiamo ancora bisogno?

Spoiler: sì, forse più che mai

  • 35 minuti fa
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Di: Sofia Bertoli-Morosoli 

Chi sono i patrizi ticinesi? Attinenti? Proprietari terrieri? Nobili locali?

Più o meno.

Effettivamente, un sentore nobiliare c’è: tra stemmi di famiglia, proprietà importanti e ricchezze tramandate per discendenza, l’atmosfera è aristocratica.Spoiler.

Concretamente, i patrizi sono cittadini attinenti di lunga data, riuniti in un organo chiamato patriziato. Quest’ultimo è un ente autonomo, il cui compito principale è conservare e valorizzare beni d’uso comune, sempre con un’attenzione rivolta alla comunità. Tra i suoi compiti c’è certamente anche l’interesse a custodire le tradizioni locali, proprio perché si tratta di un ente particolarmente legato al territorio e alla comunità. Ma non solo: hanno anche voce in capitolo sul processo di naturalizzazione. Alcuni potrebbero sorprendersi che antichi retaggi, come i patriziati, possano intervenire nella concessione della cittadinanza.

Ecco perché conviene chiarire questo punto: la premessa è che l’intervento dei patriziati in materia di naturalizzazione avviene in rari casi, ciò non toglie che il fatto che sia possibile è già di per sé significativo.  

Il diritto svizzero sulla cittadinanza ha tre livelli: federale, cantonale e comunale. Per ottenere la cittadinanza svizzera bisogna possedere una cittadinanza comunale e la cittadinanza di un Cantone. La naturalizzazione in un Comune è generalmente di competenza del Comune politico, ma in alcuni casi a decidere non è il Comune politico, bensì il Patriziato. Le competenze dei patriziati rispetto all’acquisto della cittadinanza variano da un Cantone all’altro: a volte spetta ai Comuni politici, a volte ai Patriziati, a volte decidono insieme (come accadeva nel Canton San Gallo).

La conseguenza più immediata e dibattuta è che, quando la competenza sulla naturalizzazione spetta al patriziato, la procedura può risultare più restrittiva rispetto a quando a decidere è il Comune politico. Questo perché i patriziati tendono a dare maggiore importanza al rispetto delle tradizioni.

Sulla questione va detto che le tendenze vanno in una direzione precisa: Berna già nel 1997 ha rinunciato a dare competenze al Patriziato nel processo di naturalizzazione. Anche Sciaffusa nel 2000 ha seguito la stessa tendenza e prossimamente anche il Canton San Gallo sopprimerà le competenze ai Patriziati in materia di naturalizzazione.

Ma cosa vuol dire essere patrizi?

È un’eredità antica, medievale, eppure l’impatto sul nostro Cantone è ancora vivissimo. In alcune aree del Ticino i patriziati possiedono più del 80% del territorio, come nel caso della Leventina, e anche nelle aree urbane, dove le proprietà sono inferiori, hanno comunque una certa influenza. Complessivamente si calcola che il 50% del Ticino sia di proprietà dei patriziati. Anche a livello nazionale, oltre la metà delle foreste svizzere appartiene ai patriziati.

È un’istituzione prettamente svizzera, un segno di continuità tra antiche usanze e odierni compiti. Quindi, in qualche modo, è anche un simbolo del nostro Paese.

Fin qui tutto affascinante, ma una domanda è legittima e ricorrente: abbiamo ancora bisogno di questo retaggio antico?

La risposta, meno scontata di quanto sembri, deve tener conto di un elemento in particolare: chi altro si occuperebbe di questo ruolo?

Ci troviamo in un contesto globale in rapido cambiamento, con effetti immediati anche sulle realtà più piccole: ed è con questo che devono confrontarsi i Patriziati. Da un lato, essere custodi di antiche tradizioni è già di per sé un compito nobilissimo (in tutti i sensi), ma forse non basta a giustificarne l’esistenza. Dall’altro lato, i patriziati si assumono compiti concreti, come la gestione del territorio dal punto di vista ambientale e paesaggistico: boschi, pascoli e alpeggi che altrimenti dovrebbero essere affidati ad altri. Ma con quali costi?

In un tempo già rallentato dalla burocrazia, forse la via non è, e non deve essere, riassegnare tali competenze.

Di sfide interne i Patriziati ne hanno già a sufficienza: la difficoltà nel garantire un ricambio generazionale, la necessità costante di trovare fondi, il dover operare con risorse limitate sono tutti temi ricorrenti. Ma, nonostante ciò, i Patriziati continuano a essere attori centrali nella cura del territorio.

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Ticino e Grigioni: patriziati da archiviare?

RSI Notrehistoire 04.04.2002, 16:21

E come si diventa patrizi? Generalmente, per nascita. Se almeno un genitore è patrizio si può acquisire lo stato di patrizio in modo ereditario. È inoltre possibile diventare patrizi sposando qualcuno che lo è già. In ultima istanza si può diventare patrizi su concessione, con la condizione imprescindibile che si abbia la cittadinanza ticinese.

Oggi, quando si parla di patriziati, è facile associarli a un’eco del passato: uno strato di storia rimasto attaccato ai territori con un senso nostalgico. Ma, al di là dei simboli e degli stemmi, i patriziati continuano a svolgere ruoli che nessun altro ente ha ancora assorbito: dalla gestione dei boschi agli alpeggi, dalla manutenzione del paesaggio alla custodia delle tradizioni. E chi si prenderebbe cura di tutto ciò, se i patriziati non ci fossero più?

In un Cantone dove oltre la metà del territorio è di loro proprietà, la domanda pare necessaria. E forse è proprio qui che sta la loro attualità: non nel voler preservare un’istituzione del passato, ma nel continuare a valorizzare i beni nel presente. Il futuro dei patriziati dipenderà invece dalla loro capacità di innovarsi, ma è indubbio che finché daranno un contributo concreto al territorio e alla salvaguardia della cultura, sarà difficile immaginare un Ticino senza di loro.

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