Nel 2025 gli attacchi alle petroliere sono diventati uno dei termometri più precisi della fragilità geopolitica globale. Non si tratta di episodi isolati, né di incidenti marittimi relegati alle pagine di cronaca. Sono tasselli di un mosaico più grande, in cui energia, sanzioni, guerre regionali e nuove forme di conflitto ibrido si intrecciano fino a trasformare le rotte commerciali in campi di battaglia.
La nuova guerra corsara
In questo scenario prende forma una sorta di nuova guerra corsara, in cui gli Stati agiscono come potenze marittime del passato: colpiscono navi avversarie senza dichiarare guerra, delegano operazioni a milizie, guardie costiere o flotte ombra, e rivestono di legalità ciò che è, di fatto, un atto di forza. L’Iran sequestra petroliere accusandole di contrabbando; gli Stati Uniti intercettano navi legate a Paesi sanzionati; l’Ucraina attacca la flotta ombra russa con droni navali. Tutti si muovono in quella zona grigia tra diritto internazionale e necessità strategica, dove il mare torna a essere il luogo ideale per operazioni “deniabili”, rapide e ad alto impatto. È pirateria di Stato in versione contemporanea, una competizione che non si combatte con cannoni e vele, ma con droni, sanzioni e bandiere di comodo.
I principali scenari
Il fronte più caldo è stato il Mar Nero, dove l’Ucraina ha intensificato la sua campagna contro la shadow fleet russa: una flotta di petroliere che opera ai margini del sistema regolato, spesso con transponder spenti, bandiere di comodo e proprietà opache. Le navi Kairos, Virat, Midvolga‑2 e Dashan sono state colpite in una sequenza serrata di attacchi con droni navali, simbolo di una guerra che si combatte sempre più lontano dal fronte terrestre. Per Kiev, colpire le petroliere significa colpire il cuore delle entrate energetiche russe; per Mosca, è una provocazione diretta che ha portato a ritorsioni contro porti e infrastrutture ucraine.
Ucraina, colpita una petroliera russa
Telegiornale 05.08.2023, 12:30
Ma il Mar Nero non è stato l’unico teatro. Nel Golfo di Oman, l’Iran ha continuato a sequestrare petroliere accusate di contrabbandare carburante, un fenomeno alimentato dal differenziale di prezzo tra il mercato interno iraniano e quello internazionale. Teheran presenta queste operazioni come lotta al traffico illegale, ma il messaggio politico è evidente: l’Iran rivendica il controllo delle acque che considera la propria sfera di influenza, soprattutto in un momento di tensione crescente con Stati Uniti e alleati del Golfo.
Sul fronte opposto, gli Stati Uniti hanno colpito un nodo cruciale della rete energetica alternativa che unisce Venezuela e Iran. Il sequestro della superpetroliera Skipper al largo delle coste venezuelane ha scatenato un terremoto diplomatico: Washington accusa la nave di far parte di un sistema di elusione delle sanzioni; Caracas e Teheran parlano di “pirateria di Stato”. L’episodio ha messo in allarme decine di altre navi coinvolte nel commercio petrolifero sanzionato, mostrando quanto sia fragile l’equilibrio tra enforcement americano e sovranità dei Paesi colpiti.
La contesa energetica mondiale
Dietro ogni petroliera colpita nel 2025 si intravede una competizione energetica sempre più feroce. La transizione verso fonti rinnovabili procede, ma il petrolio resta l’architrave dell’economia globale, soprattutto per le potenze emergenti e per i Paesi sotto sanzioni che lo usano come leva politica. La Russia cerca nuovi sbocchi per il suo greggio aggirando l’Occidente; l’Iran sfrutta ogni spiraglio per mantenere attivi i propri flussi; il Venezuela tenta di rientrare nel mercato globale attraverso reti parallele.
In questo quadro, gli Stati Uniti stanno cercando non solo di rientrare, ma di riaffermarsi come potenza dominante del mercato energetico mondiale. Il loro strumento più efficace è il gas naturale liquefatto (GNL), che viaggia quasi interamente via mare e ha trasformato Washington nel primo esportatore globale. Dopo la crisi energetica europea del 2022, il GNL americano è diventato una leva geopolitica: serve a consolidare alleanze, ridurre la dipendenza europea dal gas russo e competere con la Cina per la leadership nei mercati asiatici. Ogni tensione nelle rotte marittime, ogni attacco a una petroliera, ogni rialzo dei premi assicurativi incide direttamente sulla capacità degli Stati Uniti di proiettare potere energetico. Il GNL è la nuova arma “silenziosa” della strategia americana, e la sua vulnerabilità alle crisi marittime lo rende un tassello imprescindibile per comprendere la contesa energetica del 2025.
Il 2025 ci consegna dunque un mondo in cui le rotte energetiche non sono più garantite, e in cui la sicurezza marittima diventa parte integrante dei conflitti contemporanei. Le petroliere sono tornate bersaglio perché l’energia resta il vero nervo scoperto dell’ordine internazionale. E finché le tensioni globali continueranno a crescere, il mare resterà uno dei luoghi dove queste tensioni si manifestano con maggiore chiarezza.

Venezuela: USA sequestrano petroliera
Telegiornale 11.12.2025, 12:30





