Negli ultimi anni si è assistito ad una crescente sensibilità verso il tema della salute mentale, non solo nel contesto lavorativo. Tra gli aspetti sui quali si presta sempre maggiore attenzione vi è il fenomeno del burnout, definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), come “una sindrome concettualizzata come risultato di uno stress cronico sul posto di lavoro che non è stato gestito con successo. È caratterizzata da tre dimensioni: sentimenti di esaurimento o esaurimento energetico; aumento della distanza mentale dal proprio lavoro, o sentimenti di negativismo o cinismo legati al proprio lavoro; e riduzione dell’efficacia professionale. Il burn-out si riferisce specificamente a fenomeni nel contesto lavorativo”.
Un sondaggio svolto da Agroscope e dalla Scuola universitaria di scienze applicate di Zurigo (ZHAW) delinea un quadro poco rassicurante per il settore agricolo: il rischio di imbattersi in questa sindrome è infatti del 12%, il doppio rispetto alla media nazionale svizzera negli altri settori. I principali fenomeni scatenati di questa situazione risultano essere la precarietà finanziaria, lo stato di salute generale, la mancanza di tempo libero, i ritmi di lavoro serrati, nonché il forte intreccio tra vita lavorativa e familiare.
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Un quadro complesso
Quello di chi lavora nel settore agricolo, in tutta la sua complessità, deve confrontarsi con una realtà molto impegnativa: «una vita che ti prende 24 ore su 24, 7 giorni su 7, nella quale si lavora spesso in modo autonomo, si è spesso soli e si ha molta indipendenza. Questo comporta la mancanza di momenti in cui parlare dei propri problemi, data l’assenza di occasioni di confronto» afferma Alice Ambrosetti, presidente dell’Associazione delle donne contadine ticinesi.
Il burnout, oltre a essere un tema ancora poco discusso, viene spesso associato solo alla sua fase finale, trascurando i segnali che emergono in precedenza: «Purtroppo la solidarietà esce unicamente quando si manifesta la catastrofe», continua Ambrosetti, sottolineando la necessità di avere «dei luoghi di incontro e di condivisione durante tutto l’anno, anche se chiaramente non è semplice, si pensi ad esempio alla mancanza di tempo».
Secondo la presidente dell’Associazione delle donne contadine ticinesi, anche la divisione tradizionale dei ruoli incide fortemente sul carico di stress delle famiglie agricole: «Gli uomini, a causa della divisione dei ruoli di genere, sentono sulle proprie spalle tutto il peso della famiglia. È importante quindi superare questa separazione per migliorare lo stile di vita e alleggerire la pressione».
Un primo passo per alleviare i problemi degli agricoltori
Con l’obiettivo di migliorare le condizioni di chi lavora nel settore agricolo, la Sezione dell’agricoltura ha elaborato 12 misure, raccogliendo proposte e richieste direttamente da lavoratrici e lavoratori del settore. Tra gli attori presenti nelle discussioni vi era anche l’Associazione delle donne contadine ticinesi che ha accolto positivamente queste misure. Anche se, per Ambrosetti, «è inutile continuare a parlare di burnout senza affrontare e risolvere i problemi alla base dell’agricoltura. Se, ad esempio, il latte fosse pagato al prezzo giusto, questo tema non esisterebbe. È fondamentale concentrarsi su tutto il contesto, cercando di capire quali siano i fattori esterni che possono portare al burnout».
Le 12 misure adottate dal Cantone:
1. Snellire le procedure: in situazioni urgenti, come danni da alluvione, autorizzare subito i lavori senza richieste individuali.
2. Eliminare le doppie formalità: evitare di dover inviare anche in formato cartaceo i documenti già trasmessi online.
3. Accettare anche scambi scritti informali (lettere o e-mail) come prova per la gestione dei terreni.
4. Accelerare i processi: migliorare la comunicazione tra agricoltori e uffici per ottenere le informazioni chiave.
5. Favorire il dialogo: permettere di chiedere una rivalutazione delle decisioni all’autorità che le ha prese, senza dover fare ricorso formale.
6. Più tempo per reagire: estendere da 15 a 20 giorni il termine per presentare un reclamo.
7. Non ripetere le stesse informazioni: migliorare lo scambio interno di dati.
8. Progetto sentinelle: l’obiettivo è quello di formare le persone che lavorano nel settore agricolo, e tutti colo che vi ci collaborano per essere pronti a cogliere segnali d’allarme ed avere i mezzi per poter agire.
9. Sensibilizzare i cittadini: aiutare gli agricoltori a comunicare il valore della loro attività.
10. Raccogliere idee e suggerimenti in modo sistematico durante gli incontri.
11. Prevenire il sovraindebitamento: consentire la compensazione tra i pagamenti diretti e i debiti agricoli con BancaStato.
12. Collaborare con le associazioni: rafforzare il confronto con le organizzazioni agricole.
12.01.2015: Burnout, quando il lavoro logora.
RSI Il Quotidiano 12.01.2015, 22:07
L’importanza della prevenzione
Secondo Agroscope, una possibile chiave per affrontare il problema del burnout in agricoltura risiede nella prevenzione e nell’attenzione ai fattori di protezione, che andrebbero, dove possibile, rafforzati. Nel comunicato stampa della ricerca condotta da Agroscope nel 2017 si legge: «Una buona qualità delle relazioni, competenze sociali come un buon autocontrollo e capacità decisionali si dimostrano altresì fattori di protezione». Si sottolinea inoltre che, «anche se determinati fattori, come una situazione finanziaria tesa e conflitti dovuti allo stretto legame tra lavoro e famiglia si rivelano importanti, l’insorgenza del burnout rimane sempre un fatto estremamente individuale. La ricerca evidenzia che è importante per l’individuo considerare la propria situazione individuale ed eventualmente attuare eventuali modifiche necessarie». Particolare attenzione va posta anche alle scelte orientate al futuro: «nella presa di decisioni, l’aspetto della propria resistenza fisica e psichica non è da sottovalutare, considerando che le decisioni nell’agricoltura spesso hanno conseguenze per vari anni».
A sostegno delle persone attive nel settore, l’Unione Svizzera di donne e uomini delle zone rurali (USPF), un’associazione presente in diversi cantoni (in Ticino è rappresentata dall’Associazione delle donne contadine ticinesi) che si impegna per promuovere i diritti e le esigenze delle donne e delle famiglie rurali, ha dedicato nella propria pagina web una raccolta di siti e numeri di telefono utili, pensati per offrire supporto in caso di necessità. Attualmente il sito web è disponibile solo in tedesco e francese, l’obiettivo di Ambrosetti è tradurre il sito anche in italiano. Inoltre, la presidente dell’Associazione delle donne contadine ticinesi è in contatto con il Cantone per istituire un punto di riferimento unico a livello cantonale, al quale le persone possano rivolgersi per informazioni o supporto.

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