Curiosità e trend

Un gioco da tavola che insegna l’alimentazione

“Hara hachi bu” è un gioco di società introdotto quest’anno nelle lezioni di Educazione alimentare, ce ne parla Luca Mariotti Nesurini

  • Oggi, 11:30
Hara hachi bu, gioco da tavola educazione alimentare
  • Luca Mariotti
Di: Emma Berger 

Dall’inizio di quest’anno scolastico c’è una novità nelle aule di Educazione alimentare: è il gioco di società “Hara hachi bu”, incentrato sui temi di alimentazione, salute e movimento. Il gioco (inteso come strumento), infatti, è molto utile quando si parla di apprendimento scolastico. Ne è convinto chi ha ideato e portato avanti il progetto, Luca Mariotti Nesurini, docente di Educazione fisica e alimentare e collaboratore di direzione, che già aveva creato in passato un Escape Room a tema alimentare.

Un gioco da tavola che prende ispirazione dal Giappone

Il nome del gioco, Hara hachi bu, proviene da un proverbio giapponese, che significa mangiare fino all’80% di sazietà, quindi fermarsi prima di essere troppo pieni. È un concetto che si lega alla consapevolezza del proprio corpo, alla moderazione e di conseguenza anche alla propria salute. Aspetti che si integrano bene con il contenuto del gioco a carte, che come spiega Mariotti «unisce aspetto ludico e didattico: i giocatori sono tenuti a rispondere a tre differenti tipologie di enigmi improntati su salute, alimentazione e movimento. In base alle risposte indovinate si avanza in un percorso a mo’ di gioco dell’oca, fino ad arrivare al traguardo. A turno giocatori e avversari si alternano nei ruoli, fra chi pone le domande, chi risponde e chi controlla. Tutti, insomma, vengono coinvolti nel processo di apprendimento».

In tutto, le schede sono 300, divise in tre enigmi: domande con risposta multipla, ricerca della parola nascosta passando dal disegno, e indizi trasmessi oralmente senza cadere nelle parole vietate. Alcuni esempi? Ai giocatori viene chiesto quali alimenti fanno parte del gruppo rosso della piramide alimentare, di disegnare il muesli, o di spiegare cosa sono i cereali senza nominare le parole proibite come “colazione” o “carboidrati”.

L’alimentazione viene trattata nei suoi quattro ambiti di competenza: individuale, operativo, socio ambientale e socioculturale. Pertanto, non si tratta il cibo unicamente come mezzo di sostentamento, ma anche come strumento sociale, di cultura, di sviluppo (sostenibile).

La formazione passa (anche) dal gioco

Questo strumento è stato pensato principalmente per le ore di Educazione alimentare: una materia che si svolge in terza media (e opzionalmente anche in quarta) con l’obbiettivo di formare studenti consapevoli di quello che mettono nel piatto, sia dal punto di vista teorico sia pratico, su aspetti che ruotano attorno alla sostenibilità e salute.  

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Racconta il docente che «L’idea è nata all’interno di queste lezioni, dall’esigenza di trovare un mezzo facilmente applicabile, in grado di coinvolgere tutta la classe nelle fasi di transizioni. Qualcosa che permettesse di introdurre, approfondire o verificare le competenze». Così, è diventato uno strumento didattico versatile, pronto a essere utilizzato, su base volontaria dell’insegnante, nei momenti più opportuni: «Si adatta a ogni momento della lezione, dalle fasi di transizione, all’introduzione teorica, persino alla conclusione di un percorso».

Quello ludico è un aspetto che Mariotti ha a cuore, perché permette un apprendimento attivo e coinvolgente, che si integra in modo complementare al programma più classico: «Nell’antichità Cicerone sosteneva che per coinvolgere occorre anche e soprattutto divertire. La novità, la variazione e infine il divertimento sono elementi fondamentali per tenere alta l’attenzione e stimolare l’apprendimento». Infatti, i riscontri sono positivi e gli allievi stanno apprezzando il gioco.

Oltre l’educazione alimentare

Le ore di educazione alimentare non sono però da pensare come unico spazio in cui approfittare delle lezioni di Hara hachi bu. Innanzitutto, non tratta unicamente l’alimentazione, ma aspetti più generali come il benessere fisico e la salute; quindi, anche altre materie come Educazione fisica o le Scienze naturali potrebbero beneficiarne. Ma si può utilizzare anche in contesti extra scolastici, come le colonie, le gite o i momenti in famiglia, oltre che alle scuole elementari: «Le domande sono semplici: il gioco può (e lo consiglio vivamente) essere introdotto alle elementari, fascia di età particolarmente sensibile al tema, in particolare pensando allo sviluppo e al controllo ponderale. Personalmente credo che, in parallelo all’Educazione fisica, l’Educazione alimentare debba trovare maggior spazio nella scuola primaria».

La difficoltà non è stata solo trovare 100 domande, ma formularle in modo semplice e sintetico. Per ogni domanda sono previste una risposta giusta e due sbagliate. È stato assai faticoso riuscire a trovare 200 risposte sbagliate ma comunque plausibili. 
Un progetto a più mani

Paloma Canonica si è occupata delle illustrazioni e Karin Ambrosini (in collaborazione con la Tipografia Taiana) della grafica; l’esperta di Educazione alimentare Serena Fransioli, la collega Federica Leoni e il Servizio di promozione e di valutazione sanitaria (Spvs) hanno revisionato le domande e Lara Sosio del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (Decs) e Sara Rossini-Fleurer del Centro di risorse didattiche e digitali (Cerdd) hanno permetto infine di concretizzare il progetto.

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