Il traffico non scompare, ma si nasconde sempre più spesso sotto terra. Negli ultimi anni si è diffusa l’idea di creare nuove strade invisibili per alleggerire la superficie dalle auto. Ma è davvero la soluzione giusta? Il Faro del Telegiornale ne ha parlato con Felix Günther, docente alla SUPSI che studia l’impatto delle grandi infrastrutture su città e paesaggio.
Secondo Günther, in Svizzera si è passati da un approccio tradizionale, in cui si scavava solo lo stretto necessario, a una nuova tendenza emersa dagli anni ‘90: “Da un lato perché in superficie spesso non c’è più spazio. Dall’altro, per cercare di riparare il territorio, di rimediare a infrastrutture che lo hanno segnato pesantemente”, ha spiegato.
Portare le strade sottoterra può migliorare la qualità di vita e la salute dei residenti, liberando spazio in superficie per parchi e piazze. Tuttavia, ci sono anche aspetti negativi: “Le rampe di accesso alle gallerie sono lunghe, spesso poco attrattive e a volte quel miglioramento che abbiamo sopra lo paghiamo con un peggioramento in un’altra area”, avverte Günther.
Nel Mendrisiotto sono in discussione diversi progetti per spostare il traffico sottoterra e creare un’area verde da Como a Riva San Vitale. L’obiettivo è “ricucire questo territorio, rimettere in relazione gli spazi” oggi separati dalle infrastrutture nazionali. Ma la fattibilità dipenderà anche dalle scelte politiche e dai finanziamenti federali.
Günther cita esempi virtuosi come Roveredo, dove l’autostrada è stata messa in galleria, o la copertura dell’autostrada a Zurigo trasformata in parco. Riguardo al progetto avanzato da Elon Musk di creare una rete di strade sotterranee, il docente lo ritiene “interessante” ma ancora poco efficiente.
In conclusione, nei prossimi decenni saremo chiamati a “ripensare profondamente il nostro rapporto con l’automobile” e in questa discussione “anche la terza dimensione, cioè il sottosuolo, avrà sicuramente un ruolo importante”, afferma Günther.
La sfida sarà trovare il giusto equilibrio tra lo spostamento del traffico sottoterra e un ripensamento complessivo della mobilità, per creare città più vivibili senza illudersi che il problema del traffico possa semplicemente “scomparire” sotto i nostri piedi.





