Un verdetto parzialmente sorprendente ha chiuso la 82ma edizione della Mostra internazionale del cinema di Venezia, che ha visto assegnare dalla Giuria guidata da Alexander Payne (e composta da Stéphane Brizé, regista e sceneggiatore; Maura Delpero, regista e sceneggiatrice; Cristian Mungiu, scrittore, regista e produttore; Mohammad Rasoulof, regista, scrittore e produttore; Fernanda Torres, attrice, scrittrice e sceneggiatrice e Zhao Tao) il Leone d’Oro al film FATHER MOTHER SISTER BROTHER di Jim Jarmusch. Uno splendido cast, formato da Adam Driver, Tom Waits, Charlotte Rampling e Vicky Krieps per raccontare in tre episodi l’incomunicabilità nelle relazioni familiari attraverso una serie di ritratti intimi, sospesi tra commedia e malinconia. Un film non equilibrato (due dei tre episodi sono molto riusciti, un po’ meno il terzo) ma capace di colpire giuria e critici, che gli hanno subito tributato un cospicuo numero di “stelline” (quelle con cui si pesano, a Venezia, i film in competizione).
Chi immaginava fosse scontata la corsa del potente THE VOICE OF HIND RAJAB della tunisina Kaouther Ben Hania verso il premio più importante, forte dei 23 minuti di applausi, resterà deluso. Ma il Gran Premio della Giuria, con tanto di Leone d’argento, mette nella storia del cinema gli eventi di Gaza, a partire proprio da quel 29 gennaio 2024, data che segna l’agonia della piccola Hind Rajab, uccisa dall’esercito israeliano mentre attendeva i soccorsi nell’auto dello zio (ucciso insieme alla moglie e ai 4 figli).
Gloria anche per Gianfranco Rosi, ormai abbonato ai riconoscimenti nei grandi festival: stavolta il suo toccante omaggio a Napoli, SOTTO LE NUVOLE, gli vale il Premio Speciale della Giuria.
A bocca asciutta restano alcuni dei favoriti della vigilia: da IL MAGO DEL CREMLINO di Olivier Assayas, a BUGONIA di Yorgos Lanthimos; da A HOUSE OF DYNAMITE di Kathryn Bigelow al FRANKENSTEIN di Guillermo del Toro.
Onore anche per il cinema svizzero: la giovane protagonista di uno dei tre percorsi temporali su cui è costruito il film SILENT FRIEND, di Ildikó Enyedi, ovvero la zurighese 26enne Luna Wedler, conquista il Premio Marcello Mastroianni, assegnato ad un giovane attore o attrice emergente.
Le due Coppe Volpi per l’interpretazione, le conquistano con merito la star cinese Xin Zhilei per il toccante THE SUN RISES ON US ALL di Cai Shangjun (storia di un’amore che passa attraverso un sacrificio personale, quando il compagno della protagonista si assume la colpa di un crimine commesso da lei) e l’italiano Toni Servillo, nei panni di un convincente Presidente della Repubblica, ormai a fine mandato, nel riuscitissimo LA GRAZIA di Paolo Sorrentino.
Ultimi due riconoscimenti, quello per la migliore sceneggiatura a Valérie Donzelli e Gilles Marchand per il bellissimo e commovente À PIED D’ŒUVRE, diretto dalla stessa Donzelli, mentre il Leone d’argento per la miglior regia, anche questo a sorpresa, è appannaggio di Benny Safdie per THE SMASHING MACHINE, film che celebra la storia (vera) del lottatore Mark Kerr, leggenda delle arti marziali miste, ottimamente interpretato da Dwayne “the Rock” Johnson.

Da Venezia, Moira Bubola
Telegiornale 06.09.2025, 20:00