Nel pieno del Dantedì e delle celebrazioni per l'autore della Divina Commedia si è assistito, nei giorni scorsi, a una levata di scudi di giornali e politici italiani contro l’intellettuale tedesco Arno Widmann, accusato (a torto) di aver criticato il sommo poeta sulla Frankfurter Rundschau il 25 marzo. Peccato che nessuno di quelli che si sono strappati le vesti si sia preso il tempo per leggere l'articolo originale Dante: Die Guten ins Töpfchen, die Schlechten ins Kröpfchen, prima di twittare:
“Dante, l’incredibile attacco di un giornale tedesco: ‘Arrivista e plagiatore, l’Italia ha poco da festeggiare'”, questo uno dei titoli di stampa che hanno scatenato prese di posizione isteriche.
A ristabilire la verità, è intervenuto, tra gli altri, Roberto Saviano: “È una truffa. Non c’è stato nessun attacco”, scrive Saviano sul Corriere della Sera, inserendo un link con la versione del testo originale "in quest’articolo tradotto qui in modo che chiunque possa leggerlo e capire che non aggredisce Dante, non lo definisce plagiatore, non afferma che è anni luce dietro a Shakespeare, non dice che era un arrivista, non dichiara che gli italiani non hanno proprio niente da festeggiare”.
Saviano, poi, evidenzia le contraddizioni dei politici che hanno cavalcato la “bufala”: “Attaccare Widmann, o difendere Dante da Widmann, è servito come al solito a distrarre… In queste ore avrebbero dovuto riaprire i teatri, i cinema, i circoli di lettura. Il ministro Franceschini lo aveva promesso, a qualunque costo. Invece non è andata così… Matteo Salvini e Giorgia Meloni si sono subito mobilitati contro l’attacco lanzichenecco di Arno! Ma è stato solo un modo per fare ammuina, per suonare il ritornello trito della patria più bella e dello scrittore più grande, per coprire il fatto che non hanno né progetti né visione per ritirare su la cultura italiana rimasta senza fondi, senza investimenti, senza piani”.
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