Il tasso di divorzi in Svizzera è nettamente cresciuto dagli anni ‘70 del secolo scorso, stabilizzandosi attorno al 40% negli ultimi anni, secondo l’Ufficio federale di statistica. Se il divorzio è ormai parte integrante della vita quotidiana, le sue conseguenze economiche restano concrete e asimmetriche tra uomini e donne.
Uno studio recente della Scuola universitaria professionale di Berna evidenzia il forte impatto economico del divorzio sulle donne. In media, il reddito delle madri con figli minorenni cala del 38% nei due anni successivi alla separazione, contro appena il 3% per i padri.
Questa disparità si spiega con tre fattori principali: la perdita del reddito principale, spesso garantito dall’uomo; la custodia dei figli, che ricade principalmente sulle donne e aumenta le loro esigenze finanziarie; e il fatto che gli uomini si risposano più rapidamente, beneficiando così di un nuovo reddito condiviso. La conseguenza è che una madre divorziata su dieci ricorre all’aiuto sociale, contro un uomo su trenta.
Divorzio: il prezzo da pagare (Basik, RTS, 10.11.2025)
Sabrina Burgat, avvocata e professoressa di diritto di famiglia all’Università di Neuchâtel, osserva che la ripartizione dei ruoli resta molto tradizionale. “Lo scenario più comune è un uomo che lavora al 100% o al 90% e una donna che lavora a tempo parziale, al massimo al 50%”. Questa situazione, sostenibile durante il matrimonio, diventa problematica in caso di separazione: “Si vive bene, ci si può permettere le vacanze, ma a fine mese non restano mai 2000 franchi sul conto. E al momento della separazione, del divorzio, servono almeno 2000 franchi in più per pagare un secondo affitto”.
Per Sabrina Burgat, è il sistema stesso a perpetuare questa disuguaglianza. Raccomanda soluzioni sociali per prevenire l’impoverimento, come un congedo di paternità equivalente a quello di maternità e strutture di accoglienza accessibili e sufficienti. L’obiettivo è permettere a ciascuno di mantenere la propria indipendenza economica, evitando una divisione dei compiti a scapito delle donne.
Realtà in contrasto con il modello
Non tutte le storie entrano però nello schema identificato dai ricercatori.
Julien Dura, 56 anni, illustra la difficile situazione di alcuni uomini dopo il divorzio. Assistente in cure e salute comunitaria, padre di quattro figli, deve fare fronte a un deficit mensile di 400-500 franchi. Con debiti per circa 121’000 franchi, di cui 46’000 di spese legali, questo vodese dispera: “Credo che per il resto della mia vita non riuscirò mai a rimborsare questi debiti”.
All’opposto, Paulien de Haes, 40 anni, madre di un bambino di 5 anni, è l’esempio di una donna finanziariamente indipendente, divorziata o no, che guadagnava più dell’ex marito. Impiegata a tempo pieno nel settore umanitario, ha saputo gestire l’aumento del 39% delle spese dopo la separazione grazie a una pianificazione rigorosa del suo bilancio.
Il divorzio ha un costo emotivo e finanziario importante, sia per le persone coinvolte che per la società. Ma il sistema svizzero non sembra offrire tutte le chiavi per conciliare al meglio vita familiare e indipendenza economica.
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Millevoci 25.07.2025, 11:05
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