I laboratori cantonali, nell’ambito di un’azione mirata, stanno controllando oggetti di uso quotidiano in plastica alla ricerca di plastificanti vietati, i cosiddetti ftalati. Un’operazione che ha già portato al richiamo di diversi prodotti, come contenitori per giocattoli, tappetini da bagno e bouillottes, conferma Yves Parrat, chimico cantonale di Basilea Città, ai microfoni di SRF.
L’intervista con il chimico cantonale di Basilea Città (Espresso, SRF, 30.10.2025)
SRF: Perché controllate in modo particolare i prodotti contenenti ftalati?
Yves Parrat: Da un lato per motivi di tutela dei consumatori, perché gli ftalati possono interferire con il sistema riproduttivo e ormonale. Dall’altro, perché i risultati di diversi controlli effettuati in passato non sono stati soddisfacenti. Ripetendo l’operazione, cerchiamo di portare a dei miglioramenti.
Come procedete in questi controlli?
Gli oggetti in plastica vengono scansionati nei negozi utilizzando uno spettrometro a infrarossi. In questo modo possiamo individuare oggetti di plastica che contengono ftalati. Questi devono poi essere analizzati in laboratorio per determinare la presenza di ftalati vietati. Lo strumento portatile non è infatti in grado di distinguere tra ftalati ancora ammessi e quelli proibiti.
Lei è responsabile di coordinare questa operazione, che è ancora in corso. Qual è il primo bilancio intermedio?
Finora abbiamo analizzato circa 1’400 prodotti in plastica direttamente nei negozi. Di questi, circa 180 sono risultati positivi e sono stati inviati al laboratorio. Abbiamo già esaminato 80 campioni, e in 51 è stata riscontrata una concentrazione di ftalati vietati superiore al limite consentito. In base alle proiezioni, prevediamo di ritirare dal mercato oltre 100 prodotti nel corso della campagna.
Sono molti, che conclusioni ne trae?
Constatiamo che prodotti d’importazione, soprattutto provenienti dall’Asia, continuano a non rispettare le norme vigenti. Sono quindi necessari ulteriori controlli. Anche le aziende sono chiamate a verificare meglio i propri prodotti importati. Purtroppo, questo controllo autonomo è un problema ricorrente. Segnaliamo da anni questi prodotti, senza miglioramenti significativi. Speriamo però i nostri richiami non solo sensibilizzino i consumatori, ma spingano anche gli importatori a migliorare finalmente i controlli interni.
Nel mese di ottobre sono stati richiamati otto prodotti in plastica a causa della presenza di ftalati vietati…
Va detto innanzitutto che un richiamo è una misura estrema, che deve essere proporzionata. Se viene superato il valore massimo consentito, viene sempre imposto il divieto di vendita. Se però non si può escludere un rischio per la salute, allora il richiamo è sicuramente una misura proporzionata.
I numerosi richiami sono anche un campanello d’allarme per gli importatori? Perché un richiamo comporta molto lavoro per loro.
Sì, è così. Con un richiamo, il venditore deve informare la propria clientela che il prodotto può rappresentare un rischio per la salute e che può essere restituito. È un impegno considerevole. Ed è proprio per questo che speriamo in un miglioramento futuro, perché gli importatori vorranno evitare questo tipo di complicazioni.
Garbage Cafés
Tra le righe 16.09.2025, 14:00
Contenuto audio








