Approfondimento

Perché ai bambini piacciono i video “brainrot”

Brevi, caotici e spesso privi di senso, questi clip attirano i più piccoli con stimoli visivi e sonori intensi

  • Oggi, 05:53
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I più piccoli non riescono a distogliere l'attenzione

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Di: Tanja Eder (SRF)/sf 

Sono video brevi, frenetici, senza senso e guardandoli si ha la sensazione che il cervello inizi a putrefarsi. Ma è proprio questo il punto dei cosiddetti contenuti “brainrot” (letteralmente “marciume cerebrale”).

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La parola dell’anno dell’Oxford Dictionary: Brain Rot

Setteventi 04.12.2024, 07:20

  • Imago Images
  • Danny Rauseo e Paolo Riva

Tra quelli di maggiore successo emersi quest’anno ci sono quelli dell’”italian brainrot”, con immagini surreali generate da intelligenza artificiale e un montaggio caotico, con colori sgargianti e suoni forti. I testi che li accompagnano sono senza senso e a volte contengono bestemmie, frasi violente o razziste, che riescono a eludere i filtri delle piattaforme online.

Questi video possono quindi finire sotto gli occhi dei bambini su YouTube (anche nella sezione Kids, dedicata ai più piccoli), TikTok, Discord o Roblox, che vi accedano tramite un dispositivo loro o quello dei genitori. E il numero di visualizzazioni attesta il successo di questi contenuti.

Un forte richiamo visivo

La psicologa dello sviluppo Ebru Ger dell’Università di Berna non è sorpresa: “La ricerca di base ci mostra che questi stimoli sono attraenti per i bambini”. I video “brainrot” sono pieni di immagini rapide, colori sgargianti e suoni forti: “Il nostro cervello reagisce automaticamente a questi stimoli: è impossibile non guardarli”. Questo effetto si osserva anche in altri tipi di video, ma il fenomeno “brainrot” lo porta all’estremo.

La psicologia del “brainrot” (SRF 3, 15.09.2025)

Per i bambini, questi video sono un magnete visivo molto più forte che per gli adulti, spiega Ger: “La loro capacità di gestire consapevolmente l’attenzione è ancora in fase di sviluppo”. Le cosiddette funzioni esecutive o il controllo cognitivo devono ancora formarsi nei bambini, soprattutto prima dei sei anni.

Questo solleva una domanda: questi video divertono davvero i bambini, o semplicemente non riescono a distogliere lo sguardo?

Intrappolati nel loop

Secondo la psicologa, mancano ancora studi specifici sui video “brainrot”, ma in realtà anche i bambini molto piccoli preferirebbero contenuti con una narrazione sensata. Uno studio condotto con film ha mostrato che: “quando i contenuti sono montati in modo illogico, i bambini distolgono più spesso lo sguardo o si lamentano”, già a partire dal secondo anno di vita.

Perché allora i bambini guardano comunque così tanti video “brainrot”? Ger ipotizza che i genitori mettano i figli davanti a uno schermo per distrarli, e che i bambini si imbattano in questi video per caso. E poi non riescano più a staccarsi: “Una volta che ci sono dentro e vengono “catturati” dagli stimoli, è come un loop. Non ci sono quasi mai pause che permettano di distrarsi: arriva sempre qualcosa di nuovo”.

I bambini sono quindi intrappolati in un ciclo infinito: grazie alla funzione di riproduzione automatica, a un video ne segue subito un altro. Questo ha un impatto particolarmente forte sui più piccoli: si interessano a tutto ciò che è nuovo, perché è così che imparano a conoscere il mondo. Solo che nei video “brainrot” non c’è nulla da imparare.

Quali conseguenze?

I video brevi, e in particolare quelli “brainrot”, sono un fenomeno recente, quindi mancano ancora studi a lungo termine. A breve termine, però, si osservano effetti negativi, come una ridotta capacità di attenzione e difficoltà nella regolazione delle emozioni. Tuttavia, entrambi i problemi sembrano scomparire una volta che si riduce il tempo trascorso davanti allo schermo.

Il rischio maggiore, secondo la psicologa, è rappresentato dal tempo perso: “Più i bambini consumano questo tipo di video, meno tempo rimane per attività fondamentali per lo sviluppo, come il gioco, l’interazione sociale, lo sport o i lavori manuali”. Per questo motivo, Ger consiglia ai genitori di limitare il tempo davanti agli schermi e di accompagnare i figli nell’uso dei media.

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