La fresa “Paulina”, all’inizio dell’estate, si è bloccata dopo appena 192 metri di avanzamento nelle rocce fratturate durante lo scavo per la seconda canna del tunnel autostradale del San Gottardo.
Un “imprevisto geologico” che ha reso necessario un cambio di metodo, secondo quanto comunicato dall’Ufficio federale delle strade (USTRA), passando dalla fresa meccanica al metodo tradizionale a esplosivo per un tratto di circa 500 metri. Un cambio di strategia che avrebbe comportato un aumento dei costi fino a 20 milioni di franchi e un’estensione dei tempi di lavoro tra i sei e gli otto mesi. Nonostante le difficoltà, l’USTRA confermava l’obiettivo di apertura del secondo traforo entro il 2030 e il rispetto del budget complessivo di 2,14 miliardi di franchi.
https://rsi.cue.rsi.ch/info/ticino-grigioni-e-insubria/San-Gottardo-la-fresa-ferma-costringe-a-tornare-agli-esplosivi--2959898.html
Alcuni addetti ai lavori però, secondo le anticipazioni della Rundschau di SRF, avvertono di possibili ritardi fino a due anni per l’apertura del tunnel sul versante sud. Anche i costi aggiuntivi per il personale sarebbero molto più elevati, poiché ora si lavora 24 ore su 24, mentre prima dell’incidente si operava su due turni per cinque giorni alla settimana.
Diversi avvertimenti
Il blocco della fresa non sarebbe stato una sorpresa. Dopo appena cinque metri, la macchina si è bloccata per la prima volta per un mese intero, come rivela SRF. Ha incontrato una cavità e la roccia ha inceppato il macchinario. L’USTRA non ha mai comunicato ufficialmente l’incidente. Lo stesso problema si è poi presentato al metro 192 del tunnel, con una cavità ancora più grande.
Già in precedenza c’erano stati numerosi avvertimenti. Il primo risale al 2016, quando un foro di sondaggio era crollato nella cosiddetta “serie della Tremola”. “Se un foro di sondaggio non regge, è già un segnale d’allarme”, afferma Adrian Pfiffner, professore emerito di geologia all’Università di Berna.
Le spiegazioni di Adrian Pfiffner (SRF, 17.09.2025)
Il secondo era contenuto in una perizia geologica di 150 pagine del 2018, che raccomandava “di realizzare almeno i primi 200 metri (idealmente almeno 400 metri) dal portale di Airolo con avanzamento tramite esplosivi, e solo successivamente avviare l’avanzamento con la macchina perforatrice in condizioni geotecniche più favorevoli”.
Una seconda perizia geologica del 2020 avvertiva: “Le condizioni effettive della roccia nei primi 200–400 metri (eventualmente fino a 700 metri) nella serie della Tremola a partire dal portale di Airolo sono difficili da valutare. Le rocce sono probabilmente fratturate fino al livello del tunnel e presentano una resistenza ridotta”. Per il geologo Hans-Rudolf Keusen, autore di numerose perizie, si tratta di un chiaro segnale d’allarme.
I dubbi di Hans-Rudolf Keusen (SRF, 17.09.2025)
Eppure, in questa seconda perizia compare la raccomandazione di procedere con la perforazione meccanica nella serie della Tremola. Secondo Keusen, è una decisione incomprensibile, che non viene giustificata in nessun modo. “Il rischio è menzionato chiaramente. Eppure, in una tabella si legge: avanzamento con una fresa meccanica. Sono perplesso”, afferma il professor Pfiffner. Entrambi concordano: è possibile che le perizie divergano, ma una svolta così radicale nel metodo di scavo, senza spiegazione, non l’avevano mai vista.
La perplessità di Adrian Pfiffner (SRF, 17.09.2025)
L’USTRA ha comunque tenuto conto di questa valutazione. Insieme a geologi ed esperti, si è deciso di utilizzare la macchina perforatrice nella serie della Tremola, spiega Guido Biaggio, vicedirettore dell’USTRA: “Un certo rischio residuo esiste sempre. Non possiamo costruire un tunnel senza rischi”. La decisione è stata presa sulla base di rapporti geologici approfonditi, che ritenevano possibile l’impiego della macchina perforatrice.
La posizione di Guido Biaggio (SRF, 17.09.2025)
Radiogiornale delle 12.30 del 17.09.2025