Nel settore tecnologico, più si sale nella gerarchia, più le donne sono rare. Nelle posizioni non manageriali rappresentano circa un terzo dei dipendenti (30%), tra i manager intermedi sono il 21% e il 20% dei top manager, secondo il Gender Intelligence Report dell’Università di San Gallo. Le donne, inoltre, lasciano il settore in proporzione maggiore ai colleghi uomini, rileva SRF.
La proporzione di donne nel settore tecnologico è bassa (Tagesschau, SRF, 14.06.2025)
Le donne sperimentano più stress degli uomini nel settore tecnologico, secondo uno studio della società di consulenza Bain & Company e dell’associazione per la parità Advance, per il quale sono stati intervistati 670 dipendenti di aziende svizzere.
Secondo lo studio, entrambi i sessi soffrono del carico di lavoro. Tuttavia, ci sono aspetti che pesano significativamente di più sulle donne rispetto agli uomini: ad esempio, l’orario di lavoro irregolare, la cultura sul posto di lavoro, i conflitti con i superiori o la mancanza di chiarezza nei compiti assegnati.
Le autrici dello studio di Bain sottolineano che lo stress è associato a una minore lealtà nei confronti dell’azienda.
Priska Burkard si impegna per la diversità e ha accompagnato lo studio in qualità di consulente. Parlando delle donne nel settore tecnologico, afferma: “Non si sentono parte del gruppo. Vengono ignorate. Le loro qualifiche e competenze non vengono prese sul serio”. Per questo motivo, devono lottare molto di più per far sentire la propria opinione.
Proprio qui sta la chiave, secondo Murielle Schreck, CEO dell’azienda qCella, incontrata alla più grande fiera europea di startup, “Viva Technology” a Parigi. “Certo, servono le giuste funzioni e strutture che ce lo permettano. Ma dipende anche molto da noi. Dobbiamo semplicemente osare” sostiene.
Un’altra dirigente d’azienda, Nina Hobi di Alveolix, afferma: “Se si vogliono promuovere le donne, bisogna ascoltarle. Non è un problema se si chiede due volte a una donna e lei dice sì solo alla seconda. Quando dice sì, lo intende davvero”.
Si possono sentire opinioni simili tra i responsabili delle aziende svizzere. Denise Löder è responsabile della pianificazione strategica per Siemens e dice: “Credo che le donne debbano farsi sentire di più”. Dovrebbero parlare di più di ciò che percepiscono, di come si sentono. Anche gli uomini dovrebbero essere d’esempio: dovrebbero tematizzare ciò che li preoccupa nel lavoro, come conciliano famiglia e carriera. “Si tratta più di questioni familiari generali, piuttosto che di uomini e donne”.
A Swisscom si ritiene di essere sulla buona strada. A livello dirigenziale, la percentuale di donne si aggira tra il 35 e il 40%. “È davvero un ottimo risultato”, afferma Isa Müller-Wegner, responsabile della strategia e dello sviluppo aziendale. Secondo lei, i modelli di riferimento sono fondamentali, soprattutto quando si tratta di fare carriera. “In quei momenti è ancora più importante avere dei modelli a cui guardare e potersi dire: c’è qualcuno, una donna, che ce l’ha fatta. È madre eppure è arrivata in alto”.
Entro il 2030 mancheranno 40’000 specialisti nel settore tecnologico., secondo ICT-Formazione Professionale Svizzera. Una carenza che potrebbe essere attenuata se si riuscisse ad attirare più donne nel settore e fare in modo che restino.

A che punto è la parità?
Il Quotidiano 14.06.2025, 19:00