Una gigantesca massa di denaro dirottata da uno studio legale – il Mossack Fonseca di Panama, con sedi in una quarantina di località nel mondo – verso paradisi fiscali per conto di leader politici, criminali, vip e miliardari. È il caso Panama Papers, esploso una domenica sera di inizio aprile, grazie alla diffususione di più di 11 milioni di file su società offshore attive sull’arco degli ultimi 40 anni.
Fra i beneficiari degli schemi analizzati dal Consorzio internazionale dei giornalisti d’investigazione ci sarebbero persone vicine al presidente russo Vladimir Putin, familiari del leader cinese Xi Jinping, del presidente ucraino Poroshenko e il premier islandese Sigmundur David Gunnlaugsson. Ma figurano pure il defunto padre del premier britannico David Cameron, l’entourage di Jean Marie e Marine Le Pen, nonché Lionel Messi, Michel Platini, Jarno Trulli o Luca Cordero di Montezemolo.
Messi, Platini e Trulli non sono peraltro gli unici sportivi lambiti dalla vicenda. Il numero tre dello studio legale al centro dell’intreccio è infatti stato per 16 anni il corridore di bob svizzero Christoph Zollinger. L’interessato, che stando a più fonti sarebbe anche stato consulente giuridico dell'ex presidente panamense Martinelli, minimizza, ma le prove che, secondo i giornalisti del Consorzio, lo pongono al centro di affari con il cugino di Bashar al Assad sembrerebbero perlomeno consistenti.
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