“Lo scioglimento del permafrost provocherà inevitabilmente un aumento dei crolli di ghiacciai e delle frane”. Lo ha dichiarato lunedì la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider all’ONU a Ginevra. La sorveglianza a Blatten, in Vallese, ha permesso evacuazioni preventive, “ma il problema è destinato ad aggravarsi”.
Gli Stati membri dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) sono riuniti da lunedì a giovedì per cercare di raddoppiare gli sforzi per dotare tutti i Paesi di sistemi di allerta precoce entro il 2027. “Siamo consapevoli che non si tratta di una corsa dei 100 metri, ma piuttosto di una maratona”, ha ammesso Baume-Schneider aprendo il Congresso straordinario dell’istituzione.
A questo proposito anche in Svizzera si sta cercando di implementare un sistema di allerta “cell broadcast”, già presente in altri Paesi confinanti e che permette di inoltrare brevi messaggi di testo per le allerte a tutti i telefoni cellulari che si trovano in una determinata zona. La relativa revisione di legge è stata posta in consultazione fino a febbraio dal Consiglio federale la scorsa settimana.
Tuttavia, il cambiamento climatico rende urgenti i progressi nell’iniziativa globale lanciata nel 2022 dal segretario generale dell’ONU Antonio Guterres, atteso mercoledì a Ginevra, e guidata dall’OMM. “La maratona deve essere corsa a un ritmo il più vicino possibile a quello di uno sprint”, ha sottolineato la consigliera federale.
In questa lotta, un’allerta efficace dei vari attori che rispondono ai disastri “sarebbe difficile” senza l’OMM che riunisce tutte le entità meteorologiche nazionali, ha rilevato Baume-Schneider. Ha elogiato il ruolo “decisivo” dell’organizzazione, che celebra i suoi 75 anni, destinato ad aumentare ulteriormente.
La Svizzera contribuisce agli sforzi internazionali. Sostiene ad esempio attivamente il progetto pilota “Weather4UN” che consente alle organizzazioni umanitarie di anticipare, grazie alle indicazioni meteorologiche, i disastri naturali e di prepararsi in anticipo.
Secondo l’OMM, oltre cento Paesi possono ora contare su un sistema di allerta, ma questa cifra è ancora lontana dall’obiettivo. Per questo motivo la segretaria generale dell’organizzazione Celeste Saulo chiede alla comunità internazionale di raddoppiare gli sforzi, anche se i progressi ottenuti in tre anni sono “tangibili”.
Negli ultimi decenni, i danni legati ai disastri naturali hanno causato due milioni di vittime, di cui il 90% nei Paesi in via di sviluppo. E i costi economici sono sempre più elevati. Nei Paesi senza un adeguato sistema di allerta, la mortalità nei disastri è sei volte superiore a quella degli altri Stati.
In un rapporto pubblicato lunedì dall’OMM, sono stati valutati decine di dispositivi idrometeorologici. La metà dei Paesi ha solo prestazioni minime e il 16% ha capacità addirittura inferiori. “La situazione peggiore” la si riscontra nei Paesi colpiti da conflitti, afferma l’agenzia ONU.

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