Il rapporto redatto da una commissione d'inchiesta indipendente e consegnato nelle mani del premier norvegese Jens Stoltenberg critica in modo severo il lavoro della polizia e afferma che il primo degli attacchi messi in atto il 22 luglio 2011 dall'estremista di destra Anders Behring Breivik avrebbe potuto essere evitato e il loro responsabile avrebbe potuto essere fermato prima di portare a termine la strage.
Nel dettaglio, "l'attentato dinamitardo contro il quartiere dei ministeri ad Oslo si doveva prevenire applicando in modo efficace le misure di sicurezza già esistenti", si legge nel documento, che deve servire a trarre le dovute lezioni dalla strage, che Breivik completò sparando su decine di giovani riuniti sull'isola di Utoya.
Lenta a reagire
Anche qui le forze dell'ordine ci misero troppo a mettersi in moto: al nome del terrorista si arrivò rapidamente, ma l'uomo non venne arrestato in tempo benché fra l'esplosione e la sparatoria fossero trascorse tre ore. Ad uccidere 69 persone ad Utoya (dopo le 8 della capitale), Breivik ci mise inoltre un'ora e un quarto, ma gli agenti faticarono a procurarsi i mezzi per raggiungere l'isola, distante 600 metri dalla riva.
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