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I miliardi che mancano nel Green

Il rallentamento di molte economie europee e il freno al debito pubblico limitano le possibilità di investimento di diversi Paesi - Un esempio su tutti: la Germania, alle prese con una crisi economica

  • 9 maggio, 06:34
  • 9 maggio, 08:48

La Germania e la sindrome di Gulliver 

Trend 08.05.2024, 22:00

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Non stiamo parlando di Golf, ma anche qui centrare il bersaglio sarà vincente. L’urgenza climatica è ormai innegabile. La sfida, anche politica, è lanciata. L’Europa punta ad una totale decarbonizzazione entro il 2050, un obiettivo al quale si è allineata anche la Svizzera. Ma la transizione verso produzioni industriali e motori non inquinanti, così come la produzione di tutta l’energia pulita che servirà per elettrificare i consumi, non è cosa da poco. Servono miliardi e miliardi di investimenti, che in Europa mancano.

La Cina, nel 2023, ha investito 890 miliardi di dollari nella transizione ecologica. 370 miliardi di dollari gli investimenti degli Stati Uniti, mentre è ferma a 24 miliardi di dollari l’Unione Europea.

In base alla popolazione però, il Paese che ha investito di più sono gli Stati Uniti: quasi il doppio della Cina. In proporzione al prodotto interno lordo dei paesi la classifica si inverte: la Cina ha investito il triplo degli USA e Washington 10 volte più dell’Unione Europea. Le maggiori potenze mondiali si stanno quindi muovendo, per promuovere con incentivi e investimenti diretti la svolta energetica. L’Europa sembra meno decisa malgrado abbia fissato obiettivi politici ambiziosi. Per raggiungere lo scopo previsto dagli Accordi di Parigi si stima che saranno necessari investimenti per 150’000 miliardi nei prossimi 30 anni.

Secondo molti esperti, questo massiccio investimento sarebbe anche l’opportunità di rivitalizzare delle regioni che vivono un declino industriale, creare nuovi sbocchi alle aziende e nuovi posti di lavoro. Oggi la Cina controlla circa il 60% della catena di valore legata alle tecnologie a basse emissioni di carbonio. Vincere la scommessa della svolta energetica, secondo molti esperti, passa quindi anche dal rilancio industriale del vecchio continente nelle nuove tecnologie legate al Green.

Ma il rallentamento di molte economie europee e il freno al debito pubblico imposto da Bruxelles limitano le possibilità di diversi paesi. Un esempio su tutti: la Germania, alla quale il magazine economico Trend ha dedicato un approfondimento. È il motore dell’Europa e la terza potenza economica mondiale, ma è anche l’unico paese del G7 in recessione nel 2023. Il suo PIL è calato dello 0,3% l’anno scorso e oggi il paese vive una crisi economica ormai dilagata in tutti i settori. A memoria d’uomo, la Germania del dopoguerra non hai mai conosciuto un periodo di maggiori tensioni sociali. Il malcontento è generalizzato e il paese deve affrontare una crisi economica, politica e più di recente, anche del budget.

Sei mesi fa è infatti scoppiata un’altra crisi. Il governo Scholz aveva convertito dei fondi speciali Covid, mai spesi, in fondi per il clima inserendoli nel bilancio 2024. Una manovra illecita bloccata dal Tribunale Costituzionale. Di fatto non è riuscito l’artificio contabile che avrebbe dovuto aggirare i vincoli di bilancio che costringono la Germania a un rigore finanziario che di fatto ostacola gli investimenti pubblici per la transizione climatica. Infine questa crisi di budget ha avuto anche conseguenze politiche, fragilizzando la coalizione di governo già in calo di consensi.

Ora il Governo Scholz dovrà trovare altre strategie per mandare la palla in buca.

Il modello vacilla e le inquietudini crescono. Sulla crisi economica tedesca guarda l’approfondimento, con il magazine economico Trend.

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