Dopo il forte primo trimestre, con il record di marzo, e la flessione di aprile, le esportazioni svizzere hanno subito di nuovo un netto calo in maggio. Sono state influenzate ancora una volta dall’andamento del comparto farmaceutico e dagli scambi con gli Stati Uniti, appesantiti dalla guerra dei dazi. Il valore totale dei beni venduti all’estero è sceso del 13,6% rispetto al mese prima, quando era già diminuito del 12,0%. In lieve aumento risultano per contro le importazioni, salite dello 0,8%.
Le variazioni indicate sono nominali: in termini reali (cioè corrette dell’effetto dei prezzi) si sono attestate rispettivamente a -10,2% (export) e +0,5% (import), secondo quanto emerge dai dati pubblicati giovedì dall’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (UDSC). Hanno preso la via dell’estero merci per 21 miliardi di franchi, mentre in direzione opposta i movimenti ammontano a 19 miliardi: il periodo in rassegna si chiude pertanto con un’eccedenza della bilancia commerciale di 2 miliardi.
Male l’orologeria
Il ramo di gran lunga più importante, la chimica-farmaceutica, segna (a livello nominale) un -18,9% (a 11,1 miliardi di franchi); seguono le macchine e l’elettronica (invariato a 2,7 miliardi), l’orologeria (-21,1% a 2,0 miliardi) e gli strumenti di precisione (-10,1% a 1,4 miliardi).
A livello geografico il continente più interessante per i prodotti elvetici rimane l’Europa (-7,2% a 12,7 miliardi). In forte flessione è il Nord America (-39,6% a 3,5 miliardi): gli Stati Uniti, malgrado il deciso calo (-41,7% a 3,2 miliardi), rimangono comunque il secondo maggiore importatore di merci dalla Confederazione dopo la Germania. Fa invece un piccolo passo in avanti l’Asia (+0,4% a 4,7 miliardi), nonostante lo scarso dinamismo della Cina (-5,3% a 1,4 miliardi).

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Notiziario 19.06.2025, 09:00
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