Difesa dei salari d’oro per i supermanager e strali sulla FINMA. In un’intervista il presidente del consiglio di amministrazione di UBS, Colm Kelleher, ha criticato l’Autorità di vigilanza sui mercati finanziari (FINMA) in relazione al fallimento di Credit Suisse (CS). La nuova UBS è un’opportunità e non un pericolo per la Svizzera, ha inoltre dichiarato Kelleher al “Sonntagsblick”.
La FINMA ha scritto lettere al consiglio di amministrazione di Credit Suisse, ha precisato il presidente di UBS. È inconcepibile, secondo lui, che CS abbia ricevuto queste missive e non abbia fatto “nulla o troppo poco”. “I migliori regolatori del mondo agiscono molto prima, molto tempo prima che le regole vengano violate”, ha affermato Kelleher.
Fin dal 2015 c’erano stati segnali d’allarme. Tuttavia, si è aspettato otto anni. “Ma per essere chiari: era soprattutto responsabilità del consiglio di amministrazione e della direzione di CS di ribaltare radicalmente la situazione”.
Quando è entrato in UBS nel 2022, la prima cosa che ha fatto Kelleher è stato mettere insieme un gruppo di lavoro per essere preparati alla vicenda di Credit Suisse. “Un crollo incontrollato di CS sarebbe costato a UBS un sacco di soldi”, ha aggiunto.
UBS è molto ben capitalizzata
La Svizzera ha uno dei regolamenti più severi al mondo per quanto riguarda le prescrizioni in materia di capitale, che probabilmente verranno ulteriormente inasprite. Secondo Kelleher, però, l’aumento delle esigenze di capitale non ha senso. “Non è altro che una pillola di rassicurazione per i cittadini”.
“UBS non è una minaccia per la Svizzera”. Se la banca dovesse trovarsi in difficoltà, cosa che Kelleher ritiene molto improbabile, esiste un piano per riportarla in carreggiata. Il presidente del CdA ha dichiarato che “potremmo garantire che abbiamo il capitale e la liquidità per sopravvivere a tali incidenti senza gravare sui contribuenti”.
Kelleher ha anche detto che lasciare la Svizzera è fuori questione, anche se UBS è una banca globale. Il fulcro di UBS è la sua svizzeritudine (Swissness).
La difesa degli stipendi elevati
Il presidente di UBS ha anche difeso gli stipendi “forse ingiustificatamente” elevati del settore bancario. “Se non le paghi, non trovi le persone di cui hai bisogno”, ha detto. “Servono specialisti che capiscano il settore bancario”.
Sergio Ermotti non era obbligato a diventare il CEO di UBS. “Aveva fatto un buon lavoro come presidente del consiglio di amministrazione di Swiss Re e ora lavora 24 ore su 24 sette giorni su sette per la banca”.
A posteriori, tuttavia, Kelleher afferma di aver sottovalutato la reazione che la remunerazione del CEO di UBS avrebbe scatenato. In termini assoluti, capisce le critiche. “In termini relativi, abbiamo pagato Sergio Ermotti solo il 10% in più del suo predecessore, anche se ha assunto un compito molto più difficile”, ha detto.
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Notiziario 29.09.2024, 15:00