“La perdita di Giulia ha scosso le fondamenta della mia esistenza e mi ha spinto a un impegno incrollabile contro la violenza di genere”. Scrive così Gino Cecchettin sulla pagina della Fondazione che porta il nome della figlia trucidata dall’ex fidanzato Filippo Turetta. Era il 2023. Giulia aveva 22 anni, era studentessa in ingegneria biomedica. È stata uccisa con 75 coltellate.
Gino Cecchettin porta con sé un dolore privatissimo, che non dice, che non mostra, che viene silenziato in pubblico.
Parla invece, in maniera ragionata e composta, di quel che si può fare concretamente, di quel che si dovrebbe fare per cambiare le cose, e per cose si intende la propensione alla violenza di certi uomini sulle donne.
Questo è il cuore dell’intervista rilasciata a SEIDISERA in occasione della presentazione a Roma del nuovo progetto (frutto di un’alleanza tra Coop Italia e la Fondazione che porta il nome della figlia di Gino, Giulia) destinato a concretizzare concetti come la prevenzione e il contrasto alla violenza di genere.
“Bisogna insistere sulla cultura della divulgazione”, dice. “Siamo nati in un mondo che oggettifica la donna e dunque è necessario far capire che il vero amore non è quello”.
E sulla recentissima vicenda delle piattaforme online che pubblicavano, senza consenso, foto di donne buttate in pasto a commenti sessisti e violenti, Cecchettin ha ribadito: “È la conferma di quello che gli esperti dicono da tempo: questi siti dimostrano cosa vuol dire vedere la donna come un oggetto”.

Femminicidi, come arginare questa deriva?
SEIDISERA 02.09.2025, 18:00
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