La situazione nei negoziati della conferenza ONU sul clima (COP30) a Belém, in chiusura nella notte tra venerdì e sabato, si presenta complessa. È quanto ha dichiarato Albert Rösti, capo del Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti e dell’energia (DATEC), sottolineando le difficoltà emerse.
Secondo il consigliere federale, il principale disappunto riguarda la cosiddetta roadmap, ovvero le misure concrete che i singoli Stati dovrebbero adottare per ridurre le emissioni di CO2. Le divergenze, ha detto a Keystone-ATS, “sono molto più marcate rispetto alle precedenti conferenze. Da una parte ci sono Paesi che non intendono impegnarsi in una roadmap, dall’altra quelli occidentali, tra cui la Svizzera, sono convinti che la decarbonizzazione possa avere effetti reali solo se tutti partecipano. Se vogliamo davvero decarbonizzare, occorre che tutto il mondo sia coinvolto”.
Interrogato sulle “linee rosse” della Svizzera, il consigliere federale ha criticato la scarsa ambizione del progetto di accordo. Berna, continua, “non può accettare un massiccio aumento dei fondi destinati alle misure di adattamento nei Paesi più poveri senza che vengano fissati obiettivi chiari e sufficientemente ambiziosi per il passaggio dai combustibili fossili alle energie rispettose del clima”.
“Se si prende sul serio l’accordo di Parigi, bisogna adottare misure concrete. Non possiamo pagare senza ottenere in cambio risultati tangibili. E anche noi, pur essendo un Paese ricco, disponiamo di risorse finanziarie limitate”, ha concluso Albert Rösti.

La COP30 sul clima in dirittura d'arrivo
SEIDISERA 21.11.2025, 18:00
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