Una ricchezza personale di oltre 9,5 miliardi di dollari, secondo l’indice dei miliardari di Bloomberg, e di 12 miliardi per Forbes, che ha il suo cuore nella Giorgio Armani SPA, gruppo da 2,3 miliardi di euro di fatturato. “Re Giorgio” - come è stato chiamato - se ne va, lasciando non solo un indelebile lascito creativo ma anche un solido impero industriale e un patrimonio che lo colloca al quarto posto tra gli uomini più ricchi d’Italia.
Allo stilista piacentino fa riferimento non solo il 99,9% delle quote della Armani SPA, fatta prosperare in mezzo secolo di appassionato lavoro, predisponendo con largo anticipo e con il rigore che ne hanno contraddistinto i successi in passerella anche gli assetti di governance per il dopo.

Un passante scatta una foto alla sede della Giorgio Armani S.p.A a Milano
Ma anche un vasto patrimonio immobiliare - dalla spettacolare villa a Pantelleria alla residenza estiva di Forte dei Marmi, dalla centralissima casa milanese di Via Borgonuovo alla amata Villa Rosa nell’Oltrepo pavese, a cui si aggiungono tante altre residenze sparse per il mondo, da St. Moritz a Parigi a Saint Tropez. E poi le opere d’arte, la squadra di basket dell’Olimpia Milano, e da ultimo, lo storico locale La Capannina a Forte dei Marmi, uno dei luoghi del cuore di Armani, acquistato solo qualche giorno fa.

Armani Hotel in Via Manzoni a Milano
Lo stilista se ne va senza figli e potrà disporre liberamente della sua eredità, non avendo quote di legittima da soddisfare. Ha tre nipoti, Silvana e Roberta, figlie del defunto fratello Sergio, e Andrea Camerana, figlio della sorella Rosanna. Tutti e quattro siedono nel CdA di Armani, assieme allo storico braccio destro, Leo Dell’Orco, responsabile delle linee maschili della maison e presidente dell’Olimpia, e all’imprenditore Federico Marchetti, fondatore di Yoox.

Il negozio di Armani in Via Condotti a Roma
Ma come verrà divisa l’eredità tra familiari e collaboratori più stretti si saprà solo all’apertura del testamento, che avverrà nei giorni successivi al funerale, previsto per lunedì prossimo in forma privata.L’asset più importante, per il suo valore industriale, creativo e anche sociale - dando lavoro a oltre diecimila dipendenti - è ovviamente la Giorgio Armani SPA, gruppo di moda e beni di lusso con dodici impianti di produzione e più di 2’700 boutique in 60 Paesi, che produce e distribuisce abbigliamento, accessori, occhiali, orologi, gioielli, articoli per la casa, profumi e cosmetici, con i marchi Giorgio Armani, Emporio Armani, EA7 e Armani Exchange, e che ha allargato il suo raggio d’azione anche alla ristorazione e agli hotel.
In un 2024 difficile per il mondo della moda ha registrato ricavi per 2,3 miliardi di euro, in calo del 6% sul 2023, e un utile sceso da 163 a 51,6 milioni. I risultati in contrazione non hanno impedito investimenti record per 332 milioni, in parte destinati al rinnovo delle sue vetrine più scintillanti: dal building di Madison Avenue a New York, all’Emporio Armani Milano, da Palazzo Armani alla nuova sede parigina di rue François 1er. Investimenti sostenuti senza ricorrere al debito e lasciando in azienda una cassa di 570 milioni di euro.

La boutique Armani in Galleria Vittorio Emanuele in Milano
Armani non ha lasciato nulla al caso. All’apertura della successione entrerà in vigore il nuovo statuto - predisposto nel 2016 e ritoccato nel 2023 - che prevede sei categorie di azioni (dalla A alla F), con diritti di voto e prerogative di governance differenziate ma uguali diritti patrimoniali.
Un ruolo centrale lo avrà la Fondazione Armani, in cui siederanno tre persone scelte da Armani e che avrà il compito “di garantire l’equilibrio nella Giorgio Armani Spa”, assicurare l’ “armonia” tra gli eredi ed evitare che il gruppo “venga acquistato da altri o spezzettato”, aveva dichiarato lo stilista, pur non escludendo, più recentemente, la possibilità che il gruppo un giorno possa perdere la sua indipendenza.
Ma non ora. Lo statuto, modificabile solo con il 75% dei voti in assemblea, al pari di fusioni e scissioni, impone di dare “priorità allo sviluppo continuo a livello globale del nome ‘Armani’”, coltivando “uno stile essenziale, moderno, elegante e non ostentato”. Mentre solo dopo cinque anni dalla sua adozione sarà possibile valutare l’ingresso in Borsa.

Armani, il ricordo di chi ha curato le sue campagne
Telegiornale 05.09.2025, 12:30