Quanti speravano in una punizione esemplare per i responsabili delle migliaia di bebè rubati durante il regime fascista spagnolo di Francisco Franco (1939-1975) sono rimasti delusi. Il primo processo sullo scandalo del cosiddetto "traffico di bambini" si è risolto con una prescrizione. Alla sbarra il ginecologo Eduardo Vela, oggi 85enne, è stato riconosciuto responsabile del traffico di neonati, ma assolto perché il reato è estinto. Nessuna condanna, dunque, in questo caso. Ma la vicenda è tutt'altro che conclusa. La vittima del rapimento, Ines Madrigal, che oggi ha 49 anni, ha infatti annunciato che ricorrerà alla Corte suprema.
A denunciare il medico nel 2012 fu proprio Ines Madrigal. Il tribunale ha riconosciuto che Vela la rapì alla nascita, sottraendola ai genitori e falsificando i suoi documenti, per consegnarla a un'altra coppia. L'imputato, che all'epoca dirigeva una clinica a Madrid considerata l'epicentro dello scandalo, ha sempre respinto le accuse.
L'accusa aveva chiesto 11 anni di carcere e un risarcimento di 350'000 euro per la vittima. Ma Madrigal aveva spiegato nell'ultima udienza di non volere né denaro né vedere Vela in prigione, ma di augurarsi che dal processo emergesse la verità sulle sue origini e su altri casi simili al suo, avvenuti durante gli anni seguiti alla repressione seguita alla guerra civile del 1936/1939.
I fascisti di Franco erano convinti che gli oppositori potessero trasmettere ai bambini il "gene" del marxismo, così avviarono un traffico di bambini che colpì, a partire dagli anni Cinquanta, anche quelli nati fuori dal matrimonio o in famiglie povere o molto numerose. La pratica è proseguita poi sotto la democrazia, almeno fino al 1987, giustificata dalle "ragioni finanziarie" che avrebbero impedito ai più poveri di occuparsi della prole.
Nonostante l'entità dello scandalo, nessuna delle oltre 2'000 denunce presentate ha avuto successo, spesso a causa dei termini di prescrizione.
ATS/M. Ang.