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Brasile: la resistenza delle favelas

Reportage dai quartieri dimenticati di cui la politica si ricorda solo quando si avvicinano le elezioni, come in questo periodo con le presidenziali alle porte

  • 20 settembre 2022, 20:22
  • 20 novembre, 14:55
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Viaggio nella favela di Moinho a San Paolo

RSI/Emiliano Guanella 20.09.2022, 20:20

Di: Emiliano Guanella 

Un dato sorprende più di tutti nella geografia sociale del Brasile che si appresta a eleggere il suo nuovo presidente: più del 50% della sua popolazione vive senza una un’adeguata ed efficiente rete fognaria o installazione regolare di energia elettrica. È la mancanza cronica di quello che in portoghese si chiama “saneamento basico”, un’emergenza che, secondo un recente studio commissionato dal Parlamento, riguarda più di 120 milioni di brasiliani.

La situazione più critica si trova nelle favelas, insediamenti abitativi dalle condizioni molto precarie che sorgono nelle periferie delle grandi metropoli. Alcune di esse, come la favela di Moinho a San Paolo, si trovano nel pieno centro della città e sono da tempo sotto pressione a causa della speculazione edilizia. Le grandi aziende costruttrici puntano a questi terreni per creare nuovi quartieri residenziali. Gli abitanti delle favelas non hanno certificati di proprietà delle loro case. Anche vi ci vivono migliaia di famiglie si tratta di quartieri “invisibili”, senza indirizzi né codici postale, soggetti al pericolo costante di rimozioni da parte delle autorità. Soffrono inoltre un clima di ostilità e preconcetti da parte della società e dalla polizia, che fa costanti irruzioni nelle favelas per operazioni antidroga.

La pandemia, con la conseguente crisi economica, ha costretto molte famiglie a cercare rifugio nelle baraccopoli aumentando i problemi di sovraffollamento. La classe politica non presta attenzione alle favelas, salvo quando è in corso la campagna elettorale. Prima delle elezioni sfilano i candidati di ogni tipo promettendo di tutto a cambio di voti, ma subito dopo l’abbandono e il degrado continuano, specchio di un Paese che non riesce a risolvere le sue stridenti contraddizioni sociali.

“Molti di noi – spiega Alessandra Moja, presidente dell’associazioni dei vicini del Moinho – viviamo qui da trent’anni, non possiamo più accettare questo stato di precarietà”. Dopo anni di richieste e domande legali, sono riusciti finalmente ad ottenere l’installazione dell’acqua corrente, ma manca ancora un piano elettrico e fognario. “La Costituzione brasiliana garantisce a tutti i cittadini l’accesso a condizioni abitative dignitose, non ci stancheremo di resistere e lottare per avere una vita migliore”.

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  • kystone

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