Il 12 aprile è entrato in vigore un decreto governativo che ha reso illegale l’intera filiera della canapa in Italia. Il 4 giugno la norma è stata convertita in legge. Seppur privo di effetti stupefacenti il CBD, il cannabidiolo, contenuto nella “cannabis light”, si equipara alla droga e chi lo produce, lo lavora o lo commercializza, va incontro a multe severe e fino a vent’anni di carcere. Oltre 2’000 aziende per un valore di due miliardi e un fatturato di mezzo miliardo annuo, hanno dovuto interrompere l’attività, senza avere il tempo di smaltire le scorte. A rischio sono 22’000 posti di lavoro.
I negozi di CBD sono costretti a chiudere e le aziende che coltivano devono esportare le infiorescenze, abbattendo drasticamente i ricavi. Filippo Blengino, il segretario nazionale dei Radicali Italiani, ha organizzato una disobbedienza civile, allestendo un CBD shop nella sede del partito, al fine di far emergere le contraddizioni della legge in sede processuale, sollevando la questione di legittimità costituzionale. Intanto, i sequestri e gli arresti si susseguono.