Quella di Eike Schmidt è una storia che inizia da lontano e ha una nonna come protagonista. Nato a Friburgo, in Germania, nel 1966, fu lei a portare per la prima volta a Firenze l’attuale candidato sindaco, in precedenza direttore del museo degli Uffizi.
Erano gli anni ‘80: “Mi ha portato qui per otto giorni, insieme a mio fratello - racconta Schmidt alla RSI - . Ciò che mi ricordo di più era San Marco, la chiesa e il museo, con gli affreschi del Beato Angelico. Mia nonna insisteva sempre che da lì bisogna iniziare”.
Quel piccolo seme dell’arte crebbe. Quattro decenni dopo diventò il direttore di uno dei musei più prestigiosi al mondo. Era il 2015, per la prima volta l’Italia nominò stranieri come direttori di musei, e Schmidt - con una lunga esperienza in musei negli Stati Uniti - fu uno di loro.
Rivoltò gli Uffizi come un calzino: un direttore pop. Svecchiò l’organizzazione, lanciò il museo sui social. Scatenò polemiche la sua foto con l’influencer Chiara Ferragni. “Se fossimo di nuovo nel 2020 la rifarei assolutamente - dice il 56enne -. Se non si fa nulla, si lascia il museo con la polvere sopra le statue. Grazie a quel tipo di iniziative abbiamo potuto aumentare moltissimo il numero dei visitatori giovani, al di sotto dei 25 anni. Abbiamo quadruplicato tale cifra e questo è un gran bel risultato”.
Ora il grande passo, dall’arte alla politica. Candidato per il centrodestra in una città da decenni governata dal centrosinistra. La piazza fiorentina ha opinioni divergenti, ma lui tira dritto senza paura di entrare nel tritacarne della politica italiana: “Non vedo tanto questo aspetto. Si tratta di elezioni amministrative e da un sindaco ci si aspetta soprattutto una capacità nell’amministrare la città ed essere il suo manager. La parte politica è quella che mi interessa un po’ di meno”.
Il 9 giugno si saprà se Firenze avrà non solo un nuovo sindaco, ma anche – nelle intenzioni di Schmidt - un nuovo direttore della città.