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Divieto dei motori termici dal 2035, l’UE mette la retromarcia

Le emissioni dovranno essere ridotte solo del 90%, “una risposta pragmatica” per sostenere un settore in crisi

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Marcia indietro europea sulle auto verdi

SEIDISERA 16.12.2025, 18:00

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Di: AFP/pon 

L’UE fa marcia indietro su un dei pilastri emblematici del suo “patto verde”, adottato tre anni fa durante il primo mandato di Ursula von der Leyen nell’ottica del grande obiettivo delle neutralità carbonica entro il 2050. Dopo intense trattative, martedì la Commissione - riunita a Strasburgo in occasione della plenaria del Parlamento europeo - ha deciso di rinunciare al divieto di vendere in Europa auto con motori a combustione interna (a benzina o diesel) a partire dal 2035.

La data è confermata, ma la misura viene allentata: il nuovo obiettivo dato ai costruttori è che riducano del 90% le emissioni delle loro flotte rispetto ai valori del 2021. Il 10% rimanente andrà compensato, ricorrendo ad “acciaio pulito” o carburanti più ecologici.

Si risponde così alle pressioni di Paesi produttori come la Germania soprattutto, ma anche l’Italia o la Polonia, facendo leva sul principio della “neutralità tecnologica”, con l’avvento di ibride ricaricabili e vetture elettriche con autonomia prolungata (grazie a un motore secondario a benzina) che dunque continueranno a poter essere vendute anche se in una quota limitata rispetto al totale dei veicoli sul mercato.

Non è la prima retromarcia su temi ecologici di Bruxelles in nome dell’economia, ma se Stati membri e Parlamento dovessero confermarlo sarebbe senz’altro il più significativo. La novità non soddisfa tutti: la Francia per bocca della ministra della transizione ecologica Monique Barbut per esempio ha già manifestato il suo dispiacere e preannunciato battaglia nei negoziati fra i Ventisette, subito contraddetta peraltro dall’Eliseo, che ha parlato di “proposta equilibrata”.

“L’industria automobilista europea è in pericolo di morte”, aveva dichiarato in marzo il vicepresidente della Commissione Stéphane Séjourné, in un clima di tensioni commerciali con gli Stati Uniti, di costi per l’energia elevati per effetto delle sanzioni alla Russia e di crescente concorrenza cinese che va a erodere parti di mercato proprio laddove l’Europa vorrebbe puntare, ovvero nel settore dei veicoli elettrici. E lo stesso Séjourné, nel dare oggi l’annuncio, ha dichiarato che quella data ora è “una risposta pragmatica”.

In Svizzera una lenta transizione

Auto-Schweiz, che raggruppa gli importatori di vetture in Svizzera, ha accolto con favore l’annuncio della Commissione europea di rinunciare all’abbandono totale dei veicoli termici dal 2035. Ma qual è la situazione sulle strade elvetiche? Dieci anni fa dominavano benzina, ma una svolta c’è poi stata. Nel 2021 la Tesla Model 3 era diventata l’auto più immatricolata del Paese e le vetture elettriche hanno cominciato a entrare nella top ten. Nel 2024 la corsa ha subito però un rallentamento, con le elettriche sotto il 20%. Non decollano le ibride plug-in (quelle con la spina) mentre a crescere davvero sono quelle senza bisogno di ricarica, oltre un terzo delle nuove immatricolazioni. Una soluzione pratica, che sembra piacere agli svizzeri, che non richiede colonnine né cambi di abitudine. La Confederazione ha scelto una via diversa dall’UE per ridurre le emissioni delle nuove vetture, una road map su base volontaria che per quest’anno aveva come obiettivo di arrivare al 50% di nuove immatricolazioni elettriche o ibride plug-in. Un traguardo irraggiungibile (30% nel 2023, meno del 28% nel 2024). E anche gli incentivi cantonali (per l’acquisto o tramite “sconti” sull’imposta di circolazione) invece di crescere si stanno diradando.

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