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Ecco come “voti di sinistra e di destra si sono spostati su Jetten”

L’analisi del giornalista politico Alexander Bakker: “Molti sono convinti che il D66 possa davvero cambiare le cose nei Paesi Bassi su migrazione, alloggi e ambiente”

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Elezioni nei Paesi Bassi: la campagna di Jetten

SEIDISERA 30.10.2025, 18:00

  • AP Photo/Peter Dejong
Di: SEIDISERA-Andrea Ostinelli/M. Ang. 

Le elezioni nei Paesi Bassi hanno visto affermarsi, come protagonista, il partito liberal-democratico D66 e il suo giovane leader, il 38enne Rob Jetten. L’inviato di SEIDISERA della RSI all’Aja, Andrea Ostinelli, ha ripercorso la sua campagna elettorale con il giornalista politico Alexander Bakker, del quotidiano dei Paesi Bassi `De Telegraaf´. 

“Quella del D66 è stata l’unica campagna progressista e positiva sin dagli slogan - sottolinea Alexander Bakker -. Il motto era simile allo “yes, we can” (sì, noi possiamo) dell’ex presidente statunitense Barack Obama. Penso che molti partiti europei daranno un’occhiata a questa esperienza olandese e ne trarranno lezioni. È stato interessante vedere come sia elettori di sinistra sia elettori di destra siano stati attratti da questa campagna. Penso che sia interessante per tutti i politici moderati in Europa”.

Una campagna diversa, che è stata percepita come credibile grazie anche al suo principale interprete, il leader Rob Jetten. “Molte persone credono che Rob Jetten sia colui che può davvero cambiare le cose nei Paesi Bassi. Sulla migrazione, gli alloggi, l’ambiente, ha sempre detto: “possiamo farcela se le forze costruttive della politica si uniscono”. E ha fatto così anche quando ha attaccato Wilders e il suo partito, che era al Governo, il Partito della libertà governava ma non otteneva nulla e Jetten non ha perso occasione per farlo notare e chiedere il voto per sé, per cambiare davvero, per mostrarsi come l’alternativa. L’ha fatto con fiuto, con energia. Questo, per esempio, è in forte contrasto con il socialdemocratico Frans Timmermans, che invece attaccava Wilders in modo negativo”.

Il D66 si è saputo profilare molto bene sui temi caldi per gli olandesi, a cominciare dalla crisi abitativa...

“Le prime analisi dei risultati elettorali ci dicono che la crisi degli alloggi era la priorità assoluta per gli elettori del D66, che ha fatto una campagna molto buona sul tema, proponendo di costruire dieci nuove città nei Paesi Bassi. Onestamente non mi pare realistico (facciamo già fatica a costruire poche abitazioni) ma questa visione, questo pensare in grande, è stata una delle cose che ha attratto di più della campagna del D66. E tutti i partiti vogliono fare qualcosa sugli alloggi, quindi sarà una grande priorità per il prossimo governo”.

Sulla migrazione possiamo dire che il Partito liberal democratico D66 ha saputo sfruttare l’aria che tira?

“Sulla migrazione c’è stato molto marketing. In passato il D66 non era intransigente in materia. Stavolta Jetten è stato più critico sulle questioni della migrazione e dell’asilo e ha sostenuto le nuove proposte della Commissione europea in materia, che vanno più a destra dello stesso Patto europeo della migrazione e l’asilo. Insomma Jetten ha saputo approfittare di questa nuova onda e le analisi mostrano come voti di sinistra e di destra si siano spostati sul D66. Ci sono persino ex elettori di Wilders, e questo è sorprendente”.

Insomma, la campagna dei liberal democratici è stata particolarmente azzeccata. Ora il loro leader, Rob Jetten, dice di voler fare in tempi rapidi un governo stabile. Ma è davvero possibile?

“È alquanto difficile dire quanto tempo ci vorrà per formare la nuova coalizione di governo ma saranno necessari almeno due mesi. Ci sono due opzioni per il prossimo governo. Una è di centro destra, ma la più solida in base ai numeri in Parlamento sarebbe una coalizione con tutte le forze di centro. Il problema è che durante la campagna i liberal conservatori del VVD, il partito che fu dell’allora premier Rutte, hanno detto di non volersi alleare con socialdemocratici e verdi ma per una maggioranza solida questi sono necessari. Bisognerà aspettare, almeno due mesi. Tra i quattro partiti del centro ci sono differenze, ma nei Paesi Bassi siamo abituati alle coalizioni”.

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