I seggi sono aperti fino alle 21 di mercoledì nei Paesi Bassi per le elezioni legislative anticipate, nuovo test per verificare l’avanzata delle forze di estrema destra in Europa (in Germania, Regno Unito e Francia, se si votasse oggi, verosimilmente vincerebbero).
Dopo l’exploit del 2023 e la parentesi del governo guidato dal tecnico Dick Schoof, sostenuto e poi abbandonato dallo stesso leader nazionalista, Geert Wilders con il suo PVV si presenta ancora in testa ai sondaggi. Tuttavia, altri tre partiti negli ultimi giorni si sono avvicinati, tanto che per la politologa Sarah de Lange dell’Università di Leida, interpellata dall’agenzia di stampa AFP, è quasi impossibile dire chi la spunterà. Inoltre, quasi la metà degli elettori si presenta alle urne ancora indecisa.
La campagna si è trasformata quindi in una sfida sul filo di lana, dominata da migrazione, crisi abitativa, sicurezza e clima. Quel che appare certo è che anche in caso di successo Wilders non sarà premier, perché le altre formazioni si rifiutano di far parte di un Governo da lui guidato.
Nel dettaglio, l’ultimo sondaggio della vigilia fotografa un equilibrio quasi perfetto: Wilders guida ma in calo (24-28 seggi), l’alleanza laburisti di Frans Timmermans regge stabile (22-26) subito dietro i liberali ecologisti D66 di Rob Jetten sono in crescita (21-25), possibile sorpresa del voto. Ci sono poi anche i centristi del CDA di Henri Bontenbal (18-22) e i liberali di destra del VVD di Dilan Yesilgoz (15-19), erede di Mark Rutte.
Nel complesso, 27 partiti si contendono i 150 seggi della Camera, in un sistema proporzionale puro che rende impossibile governare da soli. La partita - come da tradizione olandese - si giocherà poi anche e forse soprattutto ai tavoli delle trattative: l’ultima volta, per formare l’esecutivo, servirono 223 giorni di negoziati.










