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Francia, il ritorno di Rachida Dati

È stata scelta dal neopremier Gabriel Attal a capo del Ministero della cultura; una mossa politica che strizza l’occhio ai Repubblicani

  • 12 gennaio, 15:08
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La nuova ministra della Cultura

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Di: Alessandro Grandesso

È il volto nuovo del nuovo Governo francese, ma Rachida Dati, nuova ministra alla cultura, è soprattutto un volto noto nel panorama politico che non lascia nessuno indifferente. Soprattutto tra i ranghi del partito del presidente Emmanuel Macron che l’ex guardasigilli in passato ha definito come un “partito di traditori”, accusando inoltre il precedente Esecutivo di “dilettantismo politico e giuridico”. La fedelissima dell’ex presidente Nicolas Sarkozy però ha accettato il nuovo incarico affidatogli dal giovane premier Gabriel Attal che spera così di ottenere più facilmente l’appoggio dei Repubblicani alla Camera, dove non dispone della maggioranza assoluta.

Attal in ogni caso ha confermato dieci dei 14 ministri del nuovo governo, consolidando la virata a destra anche con la nomina di Catherine Vautrin, altra fedele sarkozista, che Macron aveva preso in considerazione per la guida del precedente Governo, poi assegnata a Elisabeth Borne. Vautrin entra con il doppio ruolo di ministra del Lavoro e della Sanità, acquisendo subito un ruolo di spicco al fianco dei tenori, tutti confermati. Da Eric Dupond-Moretti, alla Giustizia, a quelli con mire sull’Eliseo, come Bruno Le Maire, rimasto al dicastero dell’Economia e delle Finanze allargato all’Energia, o ancora Gerald Darmanin, sempre agli Interni, a 196 giorni dalle Olimpiadi parigine. Attal ha poi affidato gli Esteri a Stéphane Séjourné, suo ex compagno ma soprattutto macronista della prima ora e segretario generale del partito del presidente. Attal ha quindi associato il dicastero dell’Istruzione a quello dello Sport di Amelia Oudéa-Castera.

Dati e la dichiarazioni senza filtri

Ma è la scelta di Dati, guardasigilli durante la presidenza di Sarkozy (2007-2012) e capofila dell’opposizione in Comune a Parigi e nota per le sue dichiarazioni senza filtri, che attira l’attenzione e solleva critiche e perplessità. Innanzitutto, per l’estraneità al mondo della cultura. Al riguardo, è stata la stessa ministra a replicare al momento dell’insediamento: “Capisco che la mia nomina possa sorprendere, ma io non ne sono sorpresa. Sono abituata e pronta a battermi”. Un monito per i detrattori delle opposizioni che hanno puntualmente ricordato come Dati sia indagata per corruzione e traffico d’influenza in un’inchiesta che ha messo in luce i 900’000 euro incassati dal gruppo Renault. Soldi che Dati giustifica come parcelle d’avvocato, negando di aver esercitato pressioni a Bruxelles, come lobbista. Niente che perturbi il 34enne Attal che ricorda come prevalga il principio di presunzione di innocenza, pensando alla necessità di ottenere più facilmente l’appoggio dei Repubblicani in Parlamento, per governare più facilmente il Paese.

RG 12.30 del 12.1.2024 Il servizio di Alessandro Grandesso

RSI Mondo 12.01.2024, 14:10

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