È un intrigo mediatico-giudiziario dai risvolti molto politici quello in atto in Francia, tra i media del servizio pubblico e quelli del principale gruppo privato che fa capo al miliardario Vincent Bolloré. France Télévision e Radio France infatti hanno deciso di portare davanti al Tribunale del Commercio di Parigi la rete Cnews, la radio Europe1 e il settimanale Journal du Dimanche, con l’accusa di aver screditato il servizio pubblico per fini concorrenziali sleali. Una manovra che però rispecchia anche la polarizzazione dello scacchiere politico francese, in vista delle prossime scadenze elettorali nel Paese.
Il punto di non ritorno c’è stato a settembre, quando un sito vicino a Marion Marechal Le Pen, nipote di Marine Le Pen e alla guida di un movimento di estrema destra, ha diffuso un video che riprendeva a loro insaputa due giornalisti della tv pubblica a pranzo con due deputati socialisti. A tavola, veniva abbozzata una possibile strategia mediatica in favore della sinistra per le prossime elezioni municipali, in programma per il prossimo anno a Parigi. Il video allora era stato sistematicamente diffuso e commentato dalle reti del gruppo mediatico privato che fa capo al miliardario ultra-conservatore Vincent Bolloré. Una piattaforma che include tra l’altro il canale televisivo di informazione continua, la radio nazionale e lo storico settimanale della domenica.
Il fuoco incrociato, tra trasmissioni, editoriali e approfondimenti, è durato settimane, volto a screditare non solo i due giornalisti in questione, ma tutto il sistema mediatico pubblico. Almeno questa è la lettura che ne fanno France Télévision e Radio France che hanno denunciato Cnews, Europe1 e il Journal du Dimanche al tribunale del commercio, accusandoli di denigrazione per trarne un vantaggio concorrenziale sleale. France Télévision chiede un milione di euro di danni. Radio France, mezzo milione. La prima udienza è fissata per fine gennaio. Ma al di là delle richieste pecuniarie, quella in atto è una battaglia che va oltre il mero piano mediatico e rispecchia le divisioni profonde dell’arena politica francese, con l’estrema destra che punta all’Eliseo, nel 2027, spinta dai sondaggi favorevoli e con i favori del gruppo Bolloré. Tra i piani del movimento lepenista c’è anche quello di privatizzazione del servizio audiovisivo pubblico, già abbozzato tra l’altro dall’attuale ministra della cultura Rachida Dati, contrariata di non essere stata informata della denuncia, e candidata sindaco a Parigi, per la destra repubblicana. Dati era anche al centro dei colloqui informali durante il famoso pranzo di settembre tra i deputati socialisti e giornalisti della tv pubblica.





