Il 20 novembre del 1975 morì il generale Francisco Franco, esattamente cinquanta anni fa. Nel corso del 2025, la Spagna celebra la libertà e la fine della dittatura franchista. Ma a mezzo secolo di distanza, il dibattito sulla memoria continua: il Paese continua ad interrogarsi su quanto la transizione democratica e la riconciliazione nazionale siano stati un successo, e su quanto pesi ancora sulle vittime la giustizia negata.

Francisco Franco nel 1938
L’annuncio della morte del dittatore è uno spartiacque per la Spagna. Il regime franchista si avvia al tramonto dopo quasi quarant’anni al potere. Il Paese torna una monarchia e dopo le prime elezioni si arriva nel 1978 alla nuova costituzione democratica.
https://rsi.cue.rsi.ch/info/mondo/La-Spagna-a-50-anni-dalla-morte-del-dittatore-Francisco-Franco--3290894.html
Un cambiamento che è arrivato anche dal basso
Con le parole dell’importante scrittore spagnolo Manuel Vázquez Montalbán, “quando Franco scomparve, in Spagna non fu possibile stabilire un equilibrio di forze, ma solo un equilibrio di debolezze”.
Questo perché tutti gli attori coinvolti rinunciarono a qualcosa per poter giungere infine all’accordo costituzionale che ha permesso la ricostituzione democratica della Spagna.
E, tra i vari attori, un ruolo importante lo ha giocato la società civile: “sempre più studi mettono in evidenza l’importanza delle proteste dal basso”, ricorda Giulia Quaggio, professoressa di Storia culturale all’Università Complutense di Madrid intervenuta a Modem della RSI giovedì.
L’importanza della mobilitazione civile è sottolineata anche da Steven Forti, professore di Storia contemporanea all’Università Autonoma di Barcellona:
“La democrazia, dopo la morte del dittatore, è ritornata in Spagna grazie alle grandi mobilitazioni sociali. Anche il recupero della memoria storica è frutto della mobilitazione di tante associazioni della società civile che dalla fine degli anni ‘90 lottano per fare giustizia”.

Una protesta a Madrid nel 2010 che chiede giustizia per le vittime del regime franchista
In merito alla memoria storica la Spagna ha anche legiferato: la Legge della Memoria Storica nel 2007 è stata la prima, e nel 2022 è stata sostituita dalla Legge sulla Memoria Democratica, che ha rafforzato e ampliato le disposizioni, ad esempio rendendo illegale il colpo di Stato del 1936 e promuovendo la ricerca delle vittime. Ma a cosa può servire, mezzo secolo dopo, mantenere la memoria della dittatura franchista?
Il ruolo della memoria storica
Giulia Danieli, giornalista e collaboratrice RSI dalla Spagna, nota come alcuni giovani spagnoli valutino positivamente gli anni della dittatura franchista e ritengano che un governo autoritario sia preferibile a un sistema democratico. Una delle cause sarebbe che la storia recente spagnola non è affrontata con sufficiente profondità nelle scuole.
Quale possa essere la funzione della memoria storica oggi in Spagna lo spiega la professoressa Quaggio:
“Il recupero della memoria, che non a caso si definisce memoria democratica, è fondamentalmente perché la questione ancora polarizza società. I sondaggi mostrano che una parte della gioventù spagnola tra i 18 ed i 24 anni crede che la dittatura franchista abbia fatto delle buone azioni. (...) Non è casuale cercare di riaffermare in qualche modo i valori della democrazia anche tra le generazioni più giovani, in un momento che, come sappiamo, in tutta Europa o forse a livello globale, ci sono diverse minacce alla democrazia”.

Una manifestazione fuori dal cimitero di Mingorrubio a supporto del dittatore Francisco Franco nel 2019
Conclude il professore Forti, sempre riflettendo sul ruolo odierno della memoria storica, non solo in Spagna:
“Questi dibattiti, in fin dei conti, ci sono in tutti i Paesi. Gli stessi problemi ci sono in Italia, dove si torna a celebrare Mussolini ed i discorsi di banalizzazione della dittatura fascista sono ormai mainstream. Celebrare questo 50esimo dalla morte del dittatore significa celebrare una scelta difficile e complessa da parte del popolo spagnolo di costruire un regime democratico, e quindi la riconquista della libertà. Ma questo è appunto sempre un processo.
Il lavoro di recupero della memoria storica deve essere continuo tra le generazioni. (...) Questo impegno continuo deve riguardare tutti noi, perché altrimenti la memoria si perde. La storia si riscrive soprattutto in un’epoca come quella attuale, che tra intelligenza artificiale, diffusione di fake news, teorie della cospirazione sui social network e su internet, alterano la percezione di quello che è stato il passato.”

La Valle dei Caduti, monumento simbolo del potere franchista
La memoria sospesa
Laser 20.11.2025, 09:00
Contenuto audio






