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Gershkovich da un anno in un carcere russo

Il corrispondente del Wall Street Journal è accusato di spionaggio - Joe Biden: “Il giornalismo non è un crimine”

  • 29 marzo, 18:55
  • 29 marzo, 22:03
08:16

Da Gershkovich alle elezioni, il giornalismo in Russia

SEIDISERA 29.03.2024, 18:29

  • Keystone
Di: SEIDISERA/afp/RSI Info 

È passato esattamente un anno da quando fu arrestato in Russia il corrispondente del Wall Street Journal Evan Gershkovich, il primo giornalista statunitense a essere detenuto dai tempi della Guerra fredda. L’accusa nei suoi confronti è quella di spionaggio, che comporterebbe una pena fino a 20 anni di carcere. Proprio tre giorni fa la procura di Mosca ha prolungato di altri tre mesi la sua carcerazione preventiva.

Un anno in un limbo

“Continueremo a lottare”, ha promesso venerdì la famiglia del giornalista, mentre il presidente Joe Biden si è impegnato a “lavorare instancabilmente” per ottenere il suo rilascio.

“Non avremmo mai immaginato che una cosa del genere potesse accadere a nostro figlio e fratello, per non parlare del trascorrere un intero anno in un limbo”, ha dichiarato la sua famiglia in una lettera ai lettori del Wall Street Journal, suo datore di lavoro. “Ma nonostante questa lunga battaglia, siamo forti”.

Evan Gershkovich, 32 anni, è stato arrestato mentre stava realizzando un reportage da Ekaterinburg, negli Urali. È il primo giornalista straniero ad essere arrestato in Russia per “spionaggio” dalla caduta dell’Unione Sovietica. La Russia non ha mai fornito pubblicamente alcuna prova e l’intero procedimento è stato classificato come segreto.

Nella loro lettera, i genitori Mikhail ed Ella e la sorella Danielle hanno descritto un anno “inimmaginabile”: “Ci siamo sentiti come se stessimo trattenendo il respiro”, ha raccontato la famiglia. “Abbiamo vissuto con un dolore costante nel cuore pensando a Evan ogni momento di ogni giorno”.

In segno di sostegno, venerdì il Wall Street Journal ha pubblicato un grande rettangolo vuoto in prima pagina, con il titolo: “La sua storia dovrebbe essere qui”. “Un anno in una prigione russa. Un anno di storie rubate, gioie rubate, ricordi rubati. Il crimine: il giornalismo”, continuava il giornale.

Alla ricerca della verità sulla guerra in Ucraina

“Il giornalismo non è un crimine ed Evan si è recato in Russia per svolgere il suo lavoro di reporter, rischiando la sua incolumità per rivelare la verità sulla brutale aggressione della Russia all’Ucraina”, ha dichiarato il presidente degli Stati Uniti Joe Biden in un comunicato. “Continueremo a denunciare gli oltraggiosi tentativi della Russia di usare gli americani come merce di scambio e di imporre sanzioni”, ha promesso, riferendosi al caso di un altro cittadino americano detenuto in Russia, Paul Whelan.

L’arresto di Evan Gershkovich è stato uno shock per i corrispondenti occidentali che lavorano ancora in Russia in condizioni sempre più tese. Gli Stati Uniti accusano Mosca di arrestare cittadini americani con l’inganno, per usarli come merce di scambio contro i russi imprigionati all’estero.

Il presidente russo Vladimir Putin si era detto disposto a scambiare il giornalista con Vadim Krasikov, che sta scontando l’ergastolo in Germania per l’omicidio di un oppositore ceceno avvenuto a Berlino nel 2019. Ma gli sforzi per liberarlo potrebbero aver preso una piega più complicata dopo la morte in carcere di Alexei Navalny, che, secondo il suo entourage, faceva anch’egli parte di un progetto di scambio di prigionieri attualmente in fase di negoziazione.

Uno scambio di prigionieri in vista?

Il Cremlino ha riferito giovedì che erano in corso “contatti” in vista di un possibile scambio del giornalista americano, che ha lavorato anche per l’AFP a Mosca tra il 2020 e il 2021. Martedì, i tribunali russi hanno nuovamente prorogato la sua detenzione preventiva nel carcere Lefortovo di Mosca fino al 30 giugno, in attesa di un possibile processo o di uno scambio di prigionieri.

“Lo abbiamo visto affrontare la verità a testa alta perché è innocente”, ha aggiunto la famiglia nella lettera. “Continueremo a lottare per la libertà di Evan, costi quel che costi”.

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