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Il “Remigration Summit” conosce il dolore del “rimbalzo”

Albergo negato e un relatore con un piede in carcere, tutte le grane che sta incontrando il congresso nelle estreme destre europee previsto questo sabato nel Varesotto

  • 15 maggio, 05:40
  • 15 maggio, 07:41
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Manifestazione di gruppi di destra, lo scorso dicembre, a Magdeburgo in Germania

  • Keystone
Di: Stefano Pianca 

È un eufemismo dire “andarsene” al posto di “morire”. Ma lo è anche, secondo il linguista italiano Michele A. Cortellazzo, parlare di “remigrazione” per indicare l’espulsione (o addirittura la deportazione) di persone immigrate.

Ne parliamo per la “rilevanza mediatica”, parole usate dalla Prefettura di Varese in un recente comunicato stampa, che sta assumendo il “Remigration Summit 2025” (ReSum25), un raduno europeo delle estreme destre con relatori alcune figure controverse (eufemismo anche questo) previsto per sabato 17 maggio. Dove? Non si sa ancora, o meglio verrà comunicato tramite email ai partecipanti all’ultimissimo momento (si parla di 24 ore prima). Un evento che ha spinto la stessa Prefettura varesina a “disporre un articolato piano di vigilanza e prevenzione” per garantire “il rispetto dell’ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini”.

Il “Remigration Summit” ha infatti suscitato forti proteste in Italia e in altri Paesi europei, con accuse di voler normalizzare retoriche fasciste e razziste. Un punto di vista respinto dal portavoce, il comasco Andrea Ballarati, tra gli organizzatori dell’evento: “Per chiarire ReSum sarà una conferenza con l’ambizioso obiettivo di dare una struttura per definire, comprendere e applicare la remigrazione nella sfera politica occidentale. La pressione mediatica non ha funzionato”, diceva il 23enne in un post su X a metà febbraio. Ballarati è presidente dell’associazione identitaria “Azione, Cultura, Tradizione”, che la prefettura indica come promotrice del summit. Su Facebook quella che si definisce una “comunità militante identitaria tradizionalista”, alterna post con aderenti (per lo più a volto offuscato) che espongono cartelli a sostegno della “remigrazione” davanti al Duomo di Milano, oppure altri fotografati durante scampagnate in altura, al Monte Crocione e al Sacro Monte di Varese, mai ripresi in volto o mascherati, ma con vessilli, come la bandiera viscontea del ducato di Milano, “simbolo della regione etno-culturale dell’Insubria”.

Un ottimismo, quello di Ballarati, che è stato smentito dalle proteste sorte a Milano, che era stata indicata fin da subito come sede del summit. La resistenza in città è stata fortissima, con lo stesso sindaco Giuseppe Sala che ha tirato un sospiro di sollievo: “Mi pare che il Remigration Summit non sarà a Milano e questa cosa mi fa solo piacere”.

Alla fine i promotori avevano deciso di optare per la provincia di Varese suggerendo a chi arrivava da più lontano di prendere alloggio nella zona di Busto Arsizio. Avevano perché anche questa opzione sembra ormai caduta, dopo quanto comunicato dal Dolce Milan Hotel Malpensa di Somma Lombardo, dove erano state prenotate la sala da 400 posti per la conferenza, ma anche una cinquantina di camere: “La prenotazione non è stata confermata. Nessun evento si terrà nella struttura in quella data”, hanno spiegato all’ANSA dall’albergo stesso. In realtà, come riferiscono altri media, a negare la disponibilità sarebbe stata la direzione stessa dell’hotel una volta resasi conto dei rischi, del tipo di evento e di una campagna montante sui social contro lo stesso albergo.

A Somma zero alternative. “Tutte le altre strutture sono tutte piene e soprattutto consapevoli di cosa voglia dire ospitare un evento del genere. Ringrazio il direttore dell’Hotel Dolce che pensava si trattasse di una normale convention politica”, dice alla RSI Stefano Bellaria, il sindaco del comune confinante con l’aeroporto di Malpensa. Davanti al diniego dell’albergo, i promotori del summit starebbero - secondo le ultime informazioni - cercando alternative in zone più defilate, magari in campagna, nello stesso Alto Milanese o nel vicino Piemonte.

Ma le difficoltà logistiche, eufemismo, sono aggravate dal fatto che il Remigration Summit 2025 è stato dichiarato “sold out”. Secondo il sito dedicato all’evento, sarebbero stati venduti tutti i biglietti, sia quelli da 40 euro per l’entrata, sia quelli da 100 e 250 euro, rispettivamente con cena, after party e, per quello più caro, stanza d’albergo (!). Una difficoltà che lo stesso portavoce Andrea Ballarati non nasconde: “Abbiamo preso un impegno, tante persone hanno pagato un biglietto e si sono organizzate per partecipare arrivando da lontano. È un discorso di fiducia, rispetto e credibilità: noi stiamo lavorando per riorganizzarlo”, ha dichiarato il giovane alla Prealpina.

Non è la sola grana che incombe sui teorici dell’espulsione forzata di migranti. Ce n’è anche una giudiziaria che rischia di assottigliare il parterre degli ospiti. Tra i relatori annunciati potrebbe non esserci l’ex deputato belga Dries Van Langenhove. “Questo venerdì potrebbero mandarmi in prigione per anni”, annuncia in un video sui social l’esponente della estrema destra che un anno fa era stato condannato a un anno di carcere e a una pesante multa. Il tribunale penale di Gand, nel marzo 2024, lo ha riconosciuto colpevole di incitamento alla violenza e negazione dell’Olocausto. Accuse formulate al termine di un’inchiesta sui messaggi razzisti e antisemiti che il leader del movimento giovanile nazionalista fiammingo Schild & Vrienden scambiava con altri membri condannati a pene sospese.

Ha invece ricevuto nel 2024 un divieto di ingresso in Germania (poi sospeso per ricorso pendente), l’altro relatore annunciato, l’austriaco Martin Sellner, leader del Movimento austriaco degli identitari (Identitäre Bewegung Österreich). Il 36enne, oltre che teorico della “remigrazione”, è un promotore della teoria del “Great Replacement” (Grande Sostituzione), secondo cui le popolazioni europee verrebbero sostituite da immigrati non europei. La sua biografia rivela una vita al limite della legalità e oltre, come quando 17enne finì nei guai per aver affisso manifesti neonazisti sul muro di una sinagoga. Evitò la condanna impegnandosi a svolgere lavori sociali in un cimitero ebraico tedesco.

Anche in Svizzera Sellner ha avuto grane, quando lo scorso ottobre, mentre era diretto nel Canton Zurigo per partecipare a un incontro, è stato arrestato dalla polizia a Kreuzlingen per aver violato un divieto d’ingresso emesso dall’Ufficio federale di polizia. La stessa polizia argoviese, mesi prima, era intervenuta per impedire lo svolgimento di un’altra sua conferenza. Ma a creare imbarazzo politico erano stati anche i contatti avuti da Sellner con una figura di primo piano dei giovani democentristi. Incontro che avrebbe visto anche la partecipazione di alcuni esponenti di Junge Tat, organizzazione dell’estrema destra dominante in Svizzera.

Oltre a queste che sono le figure più controverse, al summit dovrebbero prendere la parola l’influencer olandese Eva Vlaardingerbroek e l’ex eurodeputato francese Jean-Yves Le Gallou, 76 anni, un passato nel Front National e un presente accanto alla Reconquête di Zemmour. Infine, l’ultimo nome annunciato pochi giorni fa, è quello di Afonso Gonçalves, fondatore del gruppo di estrema destra portoghese Reconquista.

In ogni caso, trovare accoglienza sembra essere oggi il primo problema del “Remigration Summit”. Chissà che non possa nascerne una certa comprensione con i migranti.

01:43

RG delle 12.30 del 09.05.25, il servizio di Gian Paolo Driussi

RSI Info 14.05.2025, 16:42

04:51

Sellner e la libertà d'espressione

SEIDISERA 19.03.2024, 18:48

  • Keystone
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