Analisi

Il “misterioso” piano della vittoria di Zelensky

Per l’Ucraina è lo strumento per evitare un peggioramento della situazione ed è stato presentato a Biden, Trump e Harris, ma sul documento si stagliano molti interrogativi, prima di tutto sui contenuti

  • 27 settembre, 12:21
  • 27 settembre, 17:13
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Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky durante il suo viaggio negli Stati Uniti

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Di: Stefano Grazioli 

Il presidente ucraino Voldymyr Zelensky ha presentato al presidente degli Stati Uniti Joe Biden quello che lui stesso ha definito il piano della vittoria e che secondo le intenzioni dovrebbe condurre alla fine del conflitto in tempi brevi, appunto con la vittoria di Kiev e quindi con la sconfitta di Mosca. Zelensky nelle scorse settimane ha promosso l’iniziativa che dovrebbe essere al centro del prossimo vertice per la pacificazione, che, sempre stando al capo di stato ucraino, dovrebbe tenersi entro la fine di novembre, dopo le elezioni negli Stati Uniti, e al quale sarà invitata anche la Russia. Durante il viaggio negli USA il piano è stato illustrato anche ai candidati alla Casa Bianca, Kamala Harris e Donald Trump, visto che uno dei due prenderà le redini a Washington dal prossimo gennaio e dovrà gestire la strategia dell’alleanza che sostiene l’Ucraina per la prossima legislatura.

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Dal piano per la pace a quello per la vittoria

Al momento i dettagli della proposta ucraina non sono noti, e non si sa se lo saranno, ma per quello che si è appreso essa si articola su alcuni punti chiave, che vanno dall’aumento dell’assistenza militare, con la richiesta del via libera per Kiev a colpire obbiettivi in territorio russo con armi occidentali a largo raggio, alla richiesta di entrata nella NATO, che potrebbe essere formalizzata il prossimo anno, passando per il sostegno economico sia immediato che per la ricostruzione e l’aumento della pressione diplomatica e sanzionatoria su Mosca. Il piano della vittoria di Volodymyr Zelensky dovrebbe servire a costringere Vladimir Putin ad accettare le condizioni di pace di Kiev.

Già nell’autunno del 2022 il presidente ucraino aveva lanciato un piano di pace in dieci punti, che prevedeva negoziati con la Russia solo dopo il ritiro delle forze del Cremlino dal Donbass e dalla Crimea; allora l’Ucraina aveva appena riconquistato alcuni territori a sud di Kharkiv e le truppe russe si erano ritirate sul fronte meridionale sulla riva sinistra del fiume Dniepr, abbandonando Kherson. Nel frattempo però il quadro è cambiato, la prevista controffensiva ucraina dell’estate del 2023 è fallita e la Russia da un anno e mezzo mantiene saldamente l’iniziativa nel Donbass e ha allargato il perimetro dei territori sotto il suo controllo. Kiev riesce a colpire a distanza obbiettivi sensibili in territorio russo, ma sostanzialmente la cornice non è mutata, con Mosca che prosegue nel prendere di mira bersagli strategici con maggiore potenza e frequenza.

Gli equilibri tra Kursk e Donbass

L’incursione ucraina nel territorio russo di Kursk cominciata lo scorso agosto è parte, secondo Zelensky, del piano della vittoria: quasi due mesi dopo il suo inizio pare non aver sortito grandi effetti, dato che la Russia sembra aver spostato alcune riserve dal fronte meridionale a Kursk per contenere i raid, ma nel Donbass ha accelerato la marcia, approfittando delle difese scoperte ucraine. Se a Kursk Mosca mantiene comunque il controllo e impegna le forze ucraine quando basta per impedire sfondamenti e usurarle, più a sud i russi proseguono l’avanzata con maggiore facilità.

L’Ucraina per invertire la tendenza non può fare a meno quindi del sostegno statunitense e occidentale, che però non pare essere sino ad ora sufficiente. Secondo fonti occidentali anche il via libera all’utilizzo di missili a lungo raggio non sarà comunque il definitivo game changer per Kiev, come non lo sono state sino ora tutte le altre forniture militari, dai carri ai caccia da combattimento. In questo contesto il piano della vittoria è per l’Ucraina lo strumento chiave per evitare un peggioramento radicale della situazione, ma su di esso si stagliano vari punti interrogativi, il primo dei quali riguarda i contenuti in dettaglio che appunto non sono stati discussi pubblicamente.

La Russia può essere sconfitta?

L’impressione, per altro confermata dall’osservazione di quanto succede sul terreno e dalla sempre ampia forbice tra la retorica del sostegno occidentale e le effettive concessioni a Kiev, è che la guerra sia arrivata davvero a un punto cruciale per l’Ucraina, che sia sul campo, con l’incursione di Kursk, che a livello diplomatico, con il piano della vittoria, si stia giocando molto pur di convincere gli Stati Uniti e gli alleati che la Russia può essere ancora sconfitta. Difficilmente, come osservato nei mesi precedenti, prima del voto negli USA verranno prese tra Washington e le cancelliere occidentali decisioni radicali in merito, ma più Mosca avanza nel Donbass e Kiev si indebolisce più difficile sarà per Zelensky realizzare il suo progetto.  

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