Le nuove accuse di appropriazione culturale colpiscono la marca sportiva Adidas, finita nel mirino del governo messicano per il lancio delle sue nuove scarpe Oaxaca Slip-On, disegnate da Willy Chavarría, stilista statunitense, di origini messicane. Il design del modello richiama da vicino quello dei huaraches, calzature tradizionali con motivi ad intreccio realizzate dalle comunità indigene zapoteche di Villa Hidalgo Yalálag, nello stato di Oaxaca. Adidas è accusata di non aver ottenuto alcuna autorizzazione o accordato una retribuzione a favore di queste comunità.
La presidente messicana Claudia Sheinbaum ha denunciato apertamente il caso durante una conferenza stampa, affermando che si tratta di una violazione della proprietà intellettuale collettiva. Ha sottolineato che grandi aziende “prendono idee e design dai popoli indigeni” senza alcun riconoscimento o compensazione. Il governatore di Oaxaca, Salomón Jara Cruz, ha rincarato la dose: definire il plagio come “ispirazione creativa” è un insulto. “La cultura non si vende, si rispetta”, ha dichiarato.
Il design presentato da Chavarría il 4 agosto al Museo d’Arte di Porto Rico è stato descritto come una versione “urbana” dei tradizionali huaraches, con cuoio intrecciato nero e una suola spessa in gomma. In dichiarazioni precedenti, il designer aveva affermato di voler “onorare le sue radici”, ma non ha ancora risposto ufficialmente alle accuse. Intanto, artigiani locali lamentano non solo il fatto di essere copiati, ma anche che le versioni a buon mercato che permette la produzione di massa mette a rischio prodotti di artigianato tradizionali, che necessitano più tempo e costano di più.

La fonte d'"ispirazione", i tradizionali huaraches
In Messico, l’artigianato è identità viva ed economia reale, con circa mezzo milione di persone che vi lavorano. Solo in stati come Oaxaca, Jalisco, Michoacán e Guerrero, rappresenta il 10% del PIL.
Il caso Adidas non è isolato. È solo l’ultimo episodio di un lungo elenco di accuse che il governo messicano ha mosso contro grandi marchi della moda per aver sfruttato senza consenso il patrimonio culturale dei popoli originari.
Uno degli esempi più noti riguarda Carolina Herrera, il celebre brand fondato dalla stilista venezuelana. Nel 2020, la collezione Resort 2020, firmata dal direttore creativo Wes Gordon, è stata accusata di utilizzare disegni e motivi propri di comunità indigene messicane. Tra i capi contestati, un abito bianco con ricami di animali e fiori colorati, ispirati ai ricami di Tenango de Doria (stato di Hidalgo), che raccontano storie personali e collettive della comunità. Altri esempi: i ricami floreali dell’istmo di Tehuantepec (stato di Oaxaca) e l’uso del sarape di Saltillo (stato di Coahuila), un tessuto che racchiude la memoria storica della migrazione del popolo di Tlaxcala verso il nord del Messico.
Nel 2015 fu la volta della stilista francese Isabel Marant, accusata di plagiare i disegni delle donne mixes di Santa María Tlahuitoltepec. Altri casi hanno convolto Zara, Shein, Mango, Nike e anche marche di alta moda come Louis Vuitton e Raulph Lauren. E non si tratta solo di moda, perfino Nestlé è stata al centro di simili critiche, per aver utilizzato motivi culturali messicani per la promozione di cioccolatini.
Il tema dell’appropriazione culturale è molto controverso e la linea di separazione tra ispirazione e plagio è di difficile definizione in campi creativi, come la moda. C’è però chi sta proponendo delle soluzioni. Roche Bobois, azienda francese di arredamento, ha collaborato con artisti huichol, garantendo un compenso per ogni pezzo venduto. C’è poi chi convolge nel processo creativo le comunità di artigiani locali, tra queste la stilista messicana Carla Fernández.
L’appropriazione della cultura indigena a scopo di lucro è tema particolamente sensibile perché, in un Paese fondato sul colonialismo, è facile trarre un parallelo con passate epoche di sfruttamento delle stesse popolazioni. La discriminazione poi non è mai stata superata e ancora oggi le comunità indigene continuano ad essere le più povere ed emarginate.
Se la realtà rimane ancora molto problematica, qualche traguardo importante si sta concretizzando. In Messico l’anno scorso è stata approvata all’unanimità una riforma costituzionale che sancisce il diritto delle comunità indigene e afromessicane a preservare, proteggere e sviluppare il proprio patrimonio culturale. Questo include lingua, arte, simboli, artigianato, tradizioni orali, spiritualità, medicina e ogni altra espressione della loro identità.
Secondo quanto dichiarato dalla presidente Sheinbaum, rappresentanti dell’Adidas sarebbero già in contatto con il governo dello stato di Oaxaca per raggiungere un accordo.
Non è la prima volta che i sandali huarache si trovano a confronto con una grande marca dello sport. Indimenticabile rimane la gara vinta dalla ventiduenne Maria Lorena Ramirez nel 2017. Giovane atleta appartenente alla tribù Tarahumara, divenne famosa per aver trionfato all’Ultra Trail Cerro Rojo correndo 50km indossando i sandali huarache e un vestito lungo tradizionale. Allora la Nike le offrì una sponsorizzazione, ma lei rifiutò perchè “chi le indossava correva sempre dietro di lei”.