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Le due vie europee per finanziare l’Ucraina

Prestito comune o ricorso agli asset russi: la Commissione svela le sue carte ma deve superare le resistenze interne, dell’Ungheria in un caso e del Belgio nell’altro

  • 8 minuti fa
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  • Ursula von der Leyen
Di: AFP/pon 

Ursula von der Leyen ha presentato mercoledì a Bruxelles il piano dell’UE per finanziare l’Ucraina per due anni e “metterla in una posizione di forza” - parole della presidente della Commissione europea - nei negoziati con la Russia.

La proposta prevede due opzioni per coprire parte delle esigenze di finanziamento dell’Ucraina per il 2026 e il 2027, stimate in 137 miliardi di euro: un prestito, oppure l’utilizzo dei beni russi congelati in Europa, la maggior parte dei quali si trova in Belgio.

“Oggi proponiamo di coprire due terzi delle esigenze di finanziamento dell’Ucraina per i prossimi due anni. Si tratta di 90 miliardi di euro”, ha dichiarato von der Leyen davanti alla stampa. L’ultimo terzo dovrà essere garantito dai “partner internazionali”, come Regno Unito, Canada o Giappone, ha aggiunto.

Resistenze interne

La decisione di ricorrere a un prestito europeo, che richiede l’unanimità degli Stati membri, si scontra con le resistenze di alcuni di essi e con l’opposizione radicale dell’Ungheria, che ha già manifestato l’intenzione di utilizzare tutti i mezzi legali a disposizione per opporsi pure all’altro piano presentato mercoledì a Bruxelles, quello per rinunciare a termine a tutto il gas russo.

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Stop al gas russo da fine 2027

Telegiornale 03.12.2025, 12:30

La Commissione non ha nascosto di privilegiare, in queste condizioni, il ricorso ai beni russi congelati (di cui sta già utilizzando gli interessi dal 2024). Una soluzione che non prevede una formale confisca (contraria al diritto internazionale) e che non costerebbe nulla al contribuente, ma che deve ancora convincere il Belgio. La maggior parte di questi beni, circa 210 miliardi di euro, è sotto il controllo della società belga Euroclear, con sede a Bruxelles. Con altri 25 miliardi di beni congelati in Europa, in particolare in Francia (19 miliardi), dovrebbero consentire di finanziare un “prestito di riparazione” a favore dell’Ucraina, per permetterle di sostenere il bilancio e l’esercito nei prossimi due anni.

Ma il Belgio non è convinto della pertinenza di questa soluzione. È “la peggiore delle opzioni” e “non risponde alle nostre preoccupazioni”, ha dichiarato mercoledì il ministro belga degli affari esteri Maxime Prévot. Lo Stato belga non vuole ritrovarsi solo a far fronte ai rischi.

I rischi

L’Ucraina dovrebbe rimborsare questo prestito solo se la Russia le pagherà delle riparazioni (ipotesi che appare al momento remota). Se Mosca rifiuta, allora le sanzioni che hanno portato al congelamento di questi beni rimarrebbero in vigore, Kiev non dovrebbe sborsare nulla e la Russia non potrebbe comunque pretendere la restituzione dei suoi beni.

La Commissione assicura che il rischio di una revoca delle sanzioni europee contro la Russia, che devono essere rinnovate ogni sei mesi all’unanimità, è stato eliminato. Il ricorso a un articolo dei trattati europei che consente di prorogarle è possibile in questo caso, ha assicurato un responsabile europeo sotto anonimato. La fine delle sanzioni, infatti, permetterebbe a Mosca di esigere i suoi soldi e a quel punto il castello finanziario rischierebbe di crollare.

La presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, ha ribadito mercoledì quanto la BCE aveva già fatto sapere la vigilia, ovvero che non farà da “backstop” (da garante, insomma), per gli obblighi di copertura che gli altri membri dell’UE si assumerebbero nei confronti del Belgio. Quest’ultimo, infatti, sarebbe direttamente esposto alle conseguenze che il Cremlino minaccia per quello che definisce “un furto”.

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