Il Senegal al voto per continuità o cambiamento

I senegalesi hanno cominciato a votare domenica mattina per l’elezione del loro prossimo presidente - il quinto dall’indipendenza - un appuntamento dall’esito incerto e che segue un’inedita crisi politica. Il Paese dell’Africa occidentale era un tempo considerato un esempio di stabilità nella regione, ultimamente teatro di diversi colpi di Stato. Ma gli ultimi tre anni sono stati alquanto turbolenti e nelle scorse settimane la convocazione alle urne era stata posticipata dal 25 febbraio al mese di dicembre. In risposta erano scoppiate violenze, con un bilancio di 4 morti. La Corte costituzionale aveva fermato la manovra, imponendo di tenere le elezioni il prima possibile. Si vota così durante il Ramadan, aspetto non trascurabile considerato che oltre il 90% della popolazione è musulmano. Fanno da sfondo al voto povertà persistente e le continue partenze verso l’Europa.

Dei sedici candidati, fra cui una donna, sono in due che spiccano: il premier Amadou Ba, 62enne che rappresenterebbe la continuità con la linea dell’uscente Macky Sall (che non può ripresentarsi), e Bassirou Diomaye Faye. Quest’ultimo è un 43enne fautore di un cambiamento di sistema, di un “panafricanismo di sinistra”. Con il suo mentore Ousmane Sonko è stato per mesi incarcerato, è uscito di prigione solo da una decina di giorni. Entrambi i favoriti affermano di poter vincere già al primo turno, senza attendere il ballottaggio la cui data è ancora da fissare. L’ex sindaco di Dakar Khalifa Sall, 68 anni, è un possibile outsider.

Gli elettori sono 7,3 milioni, i seggi aperti 16’000. Primi risultati ufficiosi potrebbero essere noti nella notte su lunedì, mentre in settimana arriveranno i primi dati ufficiali. Sono presenti centinaia di osservatori, anche europei.