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L’Europa dei volenterosi può lasciare il segno?

Riuniti a Londra, ribadiscono di voler aumentare la pressione sulla Russia - Per l’analista Gilles Gressani, tuttavia, l’Europa fatica a passare da potenza economica a potenza geopolitica

  • Ieri, 21:20
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L'analisi di Gilles Gressani, esperto di geopolitica

Telegiornale 24.10.2025, 20:00

Di: Telegiornale-Alessia Caldelari/pon 

“Con Kiev fino alla pace”, ha garantito il premier spagnolo Pedro Sanchez al termine della riunione di venerdì a Londra della cosiddetta Coalizione dei volenterosi, mentre il segretario generale della NATO Mark Rutte e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen hanno insistito in conferenza stampa sulla necessità di aumentare la pressione sulla Russia. Con quali strumenti? Il premier britannico Keir Starmer ha esortato gli altri Paesi europei a contrastare le vendite di petrolio e gas russi a livello globale e ad avanzare sull’uso dei fondi russi bloccati come garanzia per un prestito all’Ucraina, ma ha insistito anche sugli aiuti militari: missili a lungo raggio in particolare, di cui Londra ha intensificato le consegne. E il presidente francese Emmanuel Macron ha promesso nuovi missili antiaerei Aster e nuovi caccia Mirage dopo i tre finora consegnati, uno dei quali già abbattuto. C’era anche Volodymyr Zelensky, che ha ribadito l’opposizione ucraina a “premiare l’aggressore” nello scambio di territori.

L’Europa conferma dunque la sua posizione, ma riesce a davvero a lasciare il segno?

Una domanda che il Telegiornale della RSI ha rivolto in studio a Gilles Gressani, analista politico italiano - nato in Valle d’Aosta 34 anni fa - ma che si è fatto un nome soprattutto in Francia. È direttore della rivista di geopolitica “Le Grand Continent”.

“Siamo in un contesto in cui l’attualità è accelerata” - ha risposto il politologo - “Siamo in mezzo a due storie estremamente potenti, una è la serie televisiva di Donald Trump, con ogni giorno un nuovo episodio, un nuovo problema, e l’altra è il romanzo russo raccontato da Vladimir Putin. In mezzo a queste due storie” - secondo Gressani - “abbiamo perso di vista cosa sta succedendo realmente. Cioè che da più di 1’000 giorni c’è una guerra in corso e la Russia non riesce ad avanzare. Negli ultimi 1’000 giorni ha preso meno dell’1% del territorio ucraino. Questo ci dice che l’Ucraina continua a resistere per una ragione molto semplice: la Russia vuole decapitare la sovranità ucraina e la popolazione ucraina non può permettersi che questo avvenga. In questo contesto possiamo giocare un ruolo a condizione di uscire da questo doppio storytelling che ci fa perdere la bussola, e decidere cosa possiamo realmente fare”.

L’Europa ha qualcosa da rimproverarsi, se guardiamo le carte da giocare in diplomazia?

“Sì, questo è uno dei problemi strutturali del nostro sistema. Abbiamo una difficoltà a passare da potenza economica a potenza geopolitica. Però l’accelerazione delle crisi in cui siamo oggi ci mette di fronte a un bivio: o riusciamo a trasformarci in un’altra cosa rispetto semplicemente a un grande mercato, oppure saremo spazzati via. Oggi l’Europa si trova come un vaso di coccio in mezzo ai vasi di ferro e per resistere in questo momento geopolitico, che è un momento imperiale, bisogna sapere anche dire di no e mettere dei limiti”.

Se vogliamo immaginare una fine all’invasione russa dell’Ucraina, si può credere che la Cina assuma un ruolo maggiore?

“Mi limito a dire due cose molto rapidamente: la prima è che Xi Jinping e Vladimir Putin si sono incontrati più di cinquanta volte, sono due leader che si conoscono e frequentano come nessun altro leader al mondo. È molto difficile immaginare che uno vada senza l’altro. La seconda, che è decisiva, è che Donald Trump questa settimana incontrerà Xi Jinping e ha aspettato per questo incontro la fine del plenum del Partito comunista cinese prima di negoziare con lui. Un segno di rispetto enorme e che ci mostra che la relazione non è simmetrica. Sempre di più le cose si decidono non a Washington ma a Pechino. Quindi sì, Pechino può avere un ruolo, ma difficilmente abbandonerà la Russia”.

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