Approfondimento

L’Unione europea valuta un prestito di 140 miliardi di euro all’Ucraina

I fondi russi congelati fungerebbero da garanzia - Non si tratterebbe di una confisca di beni

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Radiogiornale delle 12:30 del 23.10.2025 di Andrea Ostinelli

RSI Info 23.10.2025, 16:08

  • Keystone
Di: Giorgia Lorenzini/Agenzie 

La Commissione europea, l’organo esecutivo dell’Unione europea (UE), ha proposto un prestito, senza interessi, di 140 miliardi di euro all’Ucraina. L’obiettivo sarebbe quello di permettere all’Ucraina di finanziare lo sforzo bellico contro la Russia. Per permettere ciò, si utilizzerebbero i beni russi congelati come garanzia: non si tratterebbe di confiscarli in quanto la Russia potrà riappropriarsi del denaro se, una volta concluso il conflitto russo-ucraino, pagherà i risarcimenti postbellici all’Ucraina. Il Consiglio europeo, l’organo politico a cui partecipano i leader dei 27 stati membri, si riunisce oggi a Bruxelles per discutere la proposta.

I fondi russi congelati in Europa

Dall’inizio del conflitto in Ucraina, nel febbraio 2022, gli stati dell’UE hanno progressivamente imposto sanzioni contro la Russia, congelando i beni russi, sia privati che statali. I beni congelati includono conti bancari, titoli, immobili, yachts e molto altro. Ma al centro della discussione odierna vi sono i titoli di stato europei comprati dalla Banca centrale della Federazione Russa (o Banca di Russia).

I titoli di stato

I titoli di stato sono una forma di “prestito” che i privati o un’altra nazione fanno a uno Stato. Funzionano così: lo Stato, quando ha bisogno di denaro, emette questi titoli che possono essere acquistati da chiunque - dal piccolo risparmiatore alle grandi banche.

Chi compra un titolo di Stato sta essenzialmente prestando denaro al governo. In cambio, riceverà indietro la somma investita più un interesse, una sorta di “ringraziamento” per aver prestato i soldi.

Questi titoli hanno diverse durate: da qualche mese a decenni. Quando un titolo di stato raggiunge la sua data di scadenza, lo Stato rimborsa all’investitore l’intero capitale inizialmente investito.

I titoli di stato sono considerati un investimento relativamente sicuro, dato che è lo Stato stesso a garantirne il rimborso.

Alcuni titoli di stato europei comprati dalla Banca di Russia sono ora scaduti ma, con le sanzioni in vigore, non è possibile restituire il denaro all’investitore. I beni così congelati sono depositati in diverse società finanziare europee, tuttavia, la maggior parte sono detenuti dalla belga Euroclear.

Una questione annosa

È da febbraio 2022 che le istituzioni europee stanno valutando come gestire il denaro russo congelato nell’ottica di eventuali aiuti all’Ucraina. Di fronte alla disponibilità altalenante degli aiuti finanziari statunitensi all’Ucraina, il tema si è fatto più pressante e l’UE sembra voler intraprendere dei passi concreti per sopperire alla situazione.

Una decisione che pare essere più politica che esecutiva, in quanto i dettagli del cosiddetto “prestito di riparazione” all’Ucraina saranno definiti in seguito - sembra non ci siano al momento delle basi legali per poter procedere in tal senso. Senza i soldi europei l’Ucraina si troverebbe ad affrontare, nei prossimi due anni, un deficit di bilancio di diversi miliardi di dollari. L’urgenza dei vincoli temporali sta spingendo l’UE a prendere una decisione in modo da poter concedere il prestito a partire da aprile 2026.

La proposta della Commissione europea

La proposta della Commissione europea - oggi al vaglio del Consiglio europeo - è di utilizzare i titoli di stato comprati dalla Russia, al momento congelati e depositati principalmente presso Euroclear, come garanzia per concedere un prestito di riparazione (140 miliardi di euro) all’Ucraina.

Non si tratterebbe, quindi, di confiscare e utilizzare direttamente i beni congelati, in aperta violazione del diritto internazionale (principio di immunità dello Stato), bensì di mantenerli congelati come garanzia al prestito. La Russia potrà riappropriarsi di tale somma pagando i risarcimenti postbellici all’Ucraina, che sarà così in grado di restituire il prestito all’UE, che di conseguenza potrà “scongelare” i beni tenuti come garanzia.

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Come funzionerebbe il prestito di riparazione all'Ucraina

  • RSI

Congelamento non significa confisca

Attualmente, i beni russi sono congelati, non confiscati.

Il congelamento è una misura reversibile di tipo sanzionatorio: impedisce l’uso dei fondi, ma la proprietà resta al soggetto russo (in questo caso, Banca di Russia).

La confisca, invece, implica trasferimento di proprietà — per esempio, usare direttamente quei fondi per ricostruire l’Ucraina. Inoltre, la confisca dei beni russi da parte dell’UE creerebbe un precedente giuridico altamente problematico.

Utilizzando i beni congelati come garanzia, la proprietà resterebbe alla Russia, che però non ha accesso ai suddetti fondi, in quanto appunto congelati.

Una condizione fondamentale affinché la proposta della Commissione europea abbia successo è che i beni russi rimangano effettivamente congelati. Ciò significa che le sanzioni attuali devono restare in vigore. Al momento, l’UE rinnova le sanzioni semestralmente, con un voto che richiede l’unanimità - il che richiede l’approvazione costante di stati membri come l’Ungheria, che ha più volte minacciato di esercitare il proprio diritto di veto.

Inoltre a Bruxelles vi è anche la preoccupazione che si possa minare la fiducia nell’UE, scoraggiando altri paesi dall’investire i propri beni rifugio in Europa.

Dal canto suo, la Russia ha risposto minacciando di nazionalizzare e poi vendere i beni congelati dei paesi considerati “ostili”. Infatti, anche i paesi UE avevano investito in titoli di stato russi, prima dello scoppio della guerra. Questi fondi europei sono ora congelati potrebbero cadere in mano alla Russia, finendo per finanziare indirettamente la sua spesa militare.

Il prestito dovrebbe essere utilizzato per spese militari

Un altro quesito riguarda come questo prestito potrà essere utilizzato. La proposta della Commissione è quella di utilizzare la maggior parte dei fondi per finanziare le spese di difesa dell’Ucraina e per l’acquisto di equipaggiamenti militari all’interno dell’UE.

Una parte meno significativa potrebbe andare a costituire un sostegno al bilancio che permetterebbe all’Ucraina di comprare armi anche altrove (per esempio dagli USA) per poter sostenere il suo sforzo bellico. Inoltre, il prestito potrebbe anche fornire al Paese le garanzie finanziarie necessarie per ottenere ulteriore assistenza dal Fondo monetario internazionale.

Non sembra però esserci l’unanimità necessaria, al momento, tra i 27 paesi UE in merito alle possibilità di concrete di utilizzo di questi fondi. Da parte ucraina avanzano le richieste di una maggiore autonomia nel poter disporre del prestito.

Il Belgio chiede garanzie

La proposta della Commissione europea è sostenuta maggiormente da Germania, Francia e stati baltici e scandinavi. A chiedere ulteriori garanzie è il primo ministro belga, Bart De Wever: “Deve esserci trasparenza sul rischio. Deve esserci trasparenza sulla base giuridica di questa decisione”, ha affermato.

La questione è particolarmente delicata per il Belgio in quanto la maggior parte dei fondi russi congelati si trovano proprio nel suo territorio (presso Euroclear, che ha sede a Bruxelles). Per poter sostenere la proposta, il Belgio necessiterebbe di assicurazioni, da parte degli altri stati membri, sulla condivisione dei rischi associati. Il che significa che gli eventuali costi dovrebbero essere condivisi. Il primo ministro chiede inoltre che nella garanzia per il prestito siano inclusi anche i beni congelati in altri paesi UE.

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