Tratti in comune, giovanissimi, e una fedina penale già abbondantemente macchiata. In Germania ha destato sconcerto l’età di tre dei cinque componenti di un gruppo eversivo arrestati mercoledì. Hanno solo 14, 15 e 16 anni, ma già parecchi precedenti penali.
Anche perché per essere stati ammessi al gruppo terroristico di estrema destra, denominato “L’ultima onda di difesa” (“Letzte Verteidigungswelle”, fondata nel 2014), bisognava dimostrare di aver compiuto almeno già un reato: come, ad esempio, un attentato incendiario, il pestaggio di un migrante o la profanazione di un cimitero ebraico.
Tre dei cinque arrestati, come detto, sono ancora minorenni. Gli altri due hanno da poco compiuto i 18 anni. Le accuse mosse nei loro confronti sono pesanti: fondazione e appartenenza a un gruppo terroristico, che ha finora effettuato tre attentati contro centri di accoglienza per profughi, possesso di armi da fuoco e materiale esplosivo e apologia del nazionalsocialismo.
Ma com’è possibile che ragazzi ancora adolescenti possano già compiere simili reati? Mentre il tabloid popolare Bild definisce il fenomeno come baby terrorismo, il presidente dell’Ufficio anticriminale tedesco Holger Münch parla di una tendenza riscontrabile già da alcuni anni, soprattutto all’interno dei movimenti di estrema destra.
Il processo di radicalizzazione avviene sempre prima, spesso a scuola, in alcuni casi addirittura alle elementari. Quello che per alcuni inizia come una prova di coraggio, quasi come un gioco o uno strumento di distinzione dalla massa, per altri diviene presto un’ideologia radicale, una militanza armata ed eversiva. Agli inquirenti tedeschi sono noti almeno una dozzina di gruppi di questo tipo.