Mondo

L’opposizione russa costretta all’estero

Dopo lo scambio di prigionieri con l’Occidente, non esiste praticamente più in patria, nemmeno dietro le sbarre

  • 3 agosto, 16:17
  • 3 agosto, 16:17
01:34

RG 12.30 del 03.08.2024 La corrispondenza di Stefano Grazioli

RSI Info 03.08.2024, 14:38

  • keystone
Di: Stefano Grazioli 

In quello che è stato definito il più grande scambio di prigionieri tra Russia e Occidente dai tempi della Guerra fredda, sono stati liberati tra gli altri alcune figure dell’opposizione politica russa, o comunque gravitanti nella variegata area dei critici anti-regime, incarcerate dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina: esponenti conosciuti come Ilya Yashin, Vladimir Kara-Murza, Andrei Ponomariov e Oleg Orlov, co-presidente di Memorial, organizzazione insignite del premio Nobel per la Pace; altri meno noti come Ksenia Fedeyeva, Lilia Chanysheva e Vadim Ostanin, legati ad Alexey Navalny, il più famoso oppositore di Vladimir Putin all’estero, morto lo scorso febbraio in carcere in Siberia.

01:44

Storico scambio di prigionieri fra USA e Russia

Telegiornale 02.08.2024, 12:30

Secondo le ricostruzioni più recenti lo stesso Navalny avrebbe potuto essere coinvolto nello scambio di prigionieri, a cui Mosca e Washington stavano lavorando già dallo scorso anno, ma l’operazione non ha potuto essere conclusa per varie ragioni, oltre a quella del decesso. Con l’uscita dalla Russia soprattutto di Yashin, Kara-Murza e Ponomariov il Cremlino si è liberato di rappresentanti scomodi dell’opposizione, ma la loro lotta proseguirà comunque dall’estero, seguendo le orme di chi ha già scelto di sfidare allo stesso modo Putin.

02:35

Scambio di prigionieri, l'analisi

Telegiornale 02.08.2024, 20:00

La battaglia a distanza

Sono stati proprio i tre oppositori più illustri a dichiarare che la battaglia per una Russia più libera proseguirà a distanza. “Il mio obbiettivo è quello di ritornare in Russia”. Queste infatti le parole di Yashin, uno dei tanti attivisti finiti nelle patrie galere dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina, condannato a 15 anni per aver diffuso false informazioni sul conflitto. Nella prima conferenza stampa in Germania dopo la liberazione, ha detto che è stato allontanato dal Paese contro la sua volontà, non ha firmato nessuna grazia e a suo parere non si è trattato di uno scambio di prigionieri, ma di un’espulsione. Nei primi anni 2000 Yashin era stato nel partito liberale YABLOKO, dove militava inizialmente anche Navalny, poi era stato uno dei fondatori di Solidarnost, alleanza di vari movimenti antiputiniani insieme, tra gli altri, a Boris Nemtsov, ucciso nel 2015, e Garry Kasparov, il campione di scacchi datosi alla politica con il movimento L’altra Russia e poi autoesiliatosi negli USA già al tempo della prima crisi ucraina del 2014. Kasparov è ancora oggi una delle figure più note ed attive della variegata opposizione russa che si è stabilita progressivamente nei paesi occidentali, dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna e in altri Paesi europei.

02:44

Scambio di prigionieri: un successo diplomatico

Telegiornale 02.08.2024, 20:00

La tela di Khodorkovsky

Kara Murza, cittadino russo con anche il passaporto britannico, dopo lo scambio che l’ha portato alla libertà ha parlato di Putin come di un dittatore, assassino e usurpatore. Incarcerato per tradimento e condannato a 25 anni nel 2023, negli anni passati si è sempre mosso in sincronia con Mikhail Khodorkovsky, oligarca caduto in disgrazia, finito prima in Siberia, poi graziato e stabilitosi a Londra. La capitale del Regno unito è stata da sempre il rifugio preferito di oppositori politici, nemici del regime o presunti tali, spie vere o camuffate, sin dai tempi di Boris Berezovsky, eminenza grigia alle spalle di Boris Yeltsin negli anni Novanta e uno dei cosiddetti magnifici sette, i più potenti oligarchi che accanto al presidente russo gestivano di fatto l’economia del Paese durante la prima transizione postcomunista. Tra di loro, oltre a Berezovsky, appunto anche Khodorkovsky, che con l’arrivo di Putin al Cremlino non volle cedere ai compromessi e fu costretto dietro le sbarre, liberato solo nel 2014. Da allora dal Tamigi ha tirato le fila di movimenti e organizzazioni che hanno cercato il cambio di regime sulla Moscova.

02:52

Kara-Murza: "Gli scambi di prigionieri salvano vite umane"

Telegiornale 03.08.2024, 12:30

L’eredità di Navalny

Anche Pivovarov, ex direttore di Open Russia, la Fondazione di Khodorkovsky, condannato nel 2022 a quattro anni, ha fatto un appello per la liberazione di chi ancora è rinchiuso nelle prigioni russe, sottolineando di voler combattere continuare a combattere ancora per una Russia libera e senza Putin. L’obbiettivo è il medesimo per gli eredi di Navalny in esilio, che oltre ai nuovi arrivi di Fedeyeva, Chanysheva e Ostanin, comprende i compagni di viaggio più stretti dello stesso Navalny, dalla moglie a Yulia allo storico braccio destro Leonid Volkov, rifugiatosi dal 2019 in Lituania. L’opposizione a Putin in Russia non esiste sostanzialmente più, oramai nemmeno dietro le sbarre: è questo il grande problema di chi combatte per il cambiamento al Cremlino dall’estero, considerando anche il fatto che gli scorsi decenni hanno mostrato quanto fosse difficile coagulare e promuovere il dissenso all’interno. La missione degli eredi di Navalny appare impossibile.

Correlati

Ti potrebbe interessare