In quasi 90 anni ne sono state prodotte 320 milioni e hanno sprigionato il profumo di un “caffé come al bar” nelle case di mezzo mondo. Il nome, “Moka Express”, è stato scelto da Renato Bialetti per ammantare di un fascino esotico (la città yemenita di Mokha è infatti la culla della qualità di caffé arabica) la caffettiera inventata dal padre Alfonso. Caffettiera che si è conquistata un posto anche nella collezione permanente del MoMA di New York.
Per non lasciar ricoprire da una coltre di polvere e consegnare all’oblio la storia privata e industriale di questa geniale famiglia, l’ultima dei Bialetti, Celestina detta “Tina” (che nella vita non ha mai lavorato per l’azienda familiare e ha invece seguito le orme dell’omonima nonna scegliendo di fare la maestra), ha deciso di metterla sulla carta con l’aiuto dello scrittore Alessandro Barbaglia.
“Un sogno di polvere e acqua”
Il libro “Un sogno di polvere e acqua - Storia della famiglia che ha inventato la Moka” (Mondadori) ci immerge anche nella Storia di una piccola cittadina del Verbano Cusio Ossola (a pochi chilometri dal confine con la Svizzera) che ha visto nascere e poi quasi completamente tramontare grandi marchi conosciuti in tutto il mondo, come Alessi, Lagostina, Irmel e Girmi. E per farci raccontare questa epopea umana e industriale siamo andati a casa Bialetti - col borbottio di una moka sul fuoco - e nelle sale del Moca -Museo omegnese del casalingo.

Celestina Bialetti prepara un caffé con una Moka
L’idea di creare la caffettiera, negli anni ‘30, venne al padre di Tina, Alfonso Bialetti, osservando la “lessiveuse” usata dalla moglie Ada per lavare i panni. Con paziente lavoro nella sua officina di Omegna forgiò la prima moka. A trasformarla in oggetto del desiderio, nel dopoguerra, fu invece il figlio Renato: baffo e stile inimitabile, un istinto innato per gli affari e sintonia con lo spirito dei tempi. “L’omino coi baffi”, disegnato da Paul Campani per le famosissime réclame del Carosello e per le Moka Express.

La lessiveuse che ha ispirato Alfonso Bialetti per l'invenzione della Moka
È l’Italia del boom e la moka fa il botto. Ma a metà degli anni ‘80, Renato decide di vendere tutto. Ora la Bialetti è in mani cinesi, ma continua a raccontare il Made in Italy.

Renato Bialetti ritratto davanti alla fabbrica di Crusinallo, frazione di Omegna (Verbano Cusio Ossola)
La storia industriale Bialetti
A Crusinallo, frazione di Omegna, Renato Bialetti inaugurò nel 1954 la fabbrica: un edificio avanguardistico, con 750 operai e fornaci che producevano una Moka Express ogni 4 secondi: 4 milioni di caffettiere all’anno, esportate in 83 Stati.
Nel 1986 Renato vende tutto all’azienda italiana FAEMA. Più tardi la produzione verrà delocalizzata e ora il marchio è passato in mani cinesi: la holding Nuo Capital ne ha acquisito quasi il 79%.
Caffettiera 9090
RSI Cult+ 08.09.2021, 13:22